(Giuseppe Di Maio) – L’ultima riforma fu il taglio dei parlamentari. Il PD fu ricattato: se voleva governare doveva acconsentire. Ma poi sparò tutte le sue cartucce civili, intellettuali, e di sistema, per ostacolare il referendum confermativo. Il partito senza popolo aveva fatto male i conti. Difatti il popolo degli altri votò a favore della riforma. Cosa abbia fatto il PD, poi, di sinistra, o concesso di fare al M5S durante il Conte II, non si sa. Ma ha cercato l’anima del governo, ha preteso alleanze, ha voluto fronti antipopulisti, anti razzisti e anti fascisti. Un nulla vestito di niente, tutto dogmi e paradigmi che cercava di irretire quei babbei inesperti dei 5 stelle finalmente ammessi in qualche anticamera padronale.

Ciò che passa per “campo largo” è una riedizione della Democrazia Cristiana dove confluiscono le correnti dei conservatori ognuna con diversa strategia elettorale. I satelliti del PD, indistinguibili gli uni dagli altri, tutti convinti che la battaglia elettorale si vince al centro relegando le posizioni estreme nell’irrilevanza delle urne; il Partito Democratico che tira fuori l’unica idea che ci ha spappolato i marroni: quella della contrapposizione destra/sinistra in cui il nemico è fascista, antieuropeista e antiatlantista, incapace di cultura di governo e inaffidabile presso la finanza nostrana e straniera. E infine, ultima bandiera della coalizione, necessaria per giustificare il “largo” del campo, la sinistra sedicente radicale, che sarebbe stata contenta, essa dice, di avere dentro anche il M5S.

In realtà, il sogno nascosto dell’accozzaglia è l’unione dei conservatori contro la destra reazionaria, che includerebbe anche FI di Silvio, una riedizione allargata del partito del Nazareno, e fuori quei fessi dei 5 stelle che tolgono voti alla destra e senza beneficiarne. Questo fronte non ha nessun programma quanto quello opposto, e come quell’altro ha a cuore solo la rielezione di ogni portavoce delle lobby. Dalla sua ha tutte le fonti d’informazione, la voce del padrone che martella di cazzate gli elettori italiani. Se Bersani avesse veramente a cuore le sorti del M5S, degli italiani e non solo della ditta, allora direbbe ai suoi di iscriversi al Movimento e potrebbero anche essere candidati. E’ così che si fa politica, è così che si serve la gente, mettendo a repentaglio le poltrone. Ma l’occasione è stata già persa 9 anni fa e non si ripresenterà più. Se questo è un partito di sinistra radicale!

Quelli del niente inzuccherato straparlano di sinistrismo e di patriottismo. Invece di chiedere a Letta “fai qualcosa di sinistra”, bisognerà domandargli: pensa qualcosa. Dicci un’idea tua, ché a noi non è chiaro cosa vuoi, non è chiaro cosa volete tu e l’ammucchiata centrista, quale idea di società proponete, se non la contrapposizione tra nemici immaginari. Dal canto nostro, dialogare col PD a ogni livello è un peccato capitale che puzza di disonestà e di suicidio. Chi è ancora convinto dell’utilità di questo dialogo si iscriva al partito democratico. Noi siamo quegli altri, quelli che hanno dimostrato come si governa pur avendo tutto il mondo contro, pur avendo i sabotatori dentro e fuori. Siamo un partito senza alleati, al servizio della gente che vuole cambiare. Staremo da soli per smascherare le menzogne del padrone, poiché noi non abbiamo rivali ma nemici. E quando il popolo sarà pronto, o sarà stanco, saprà dove trovarci.