Il presidente dei Cinque Stelle apre a De Magistris e a Santoro. E avvisa Di Battista: “Ora troverà un corso rinnovato”. I titoli di coda sono confermati. L’alleanza tra Movimento 5 Stelle e Partito democratico termina qui, il colpo fatale l’ha dato il governo dei Migliori […]

(DI FEDERICO SORRENTINO – Il Fatto Quotidiano) – I titoli di coda sono confermati. L’alleanza tra Movimento 5 Stelle e Partito democratico termina qui, il colpo fatale l’ha dato il governo dei Migliori. Giuseppe Conte non pensa al bis coi dem e non ci ragiona specialmente per questa campagna elettorale, breve ed estiva. Al tempo stesso guarda avanti, al voto del 25 settembre, e insiste sulla deroga al vincolo dei due mandati su cui da giorni prosegue lo scontro con Beppe Grillo.

Che l’alleanza coi dem sia terminata, Conte ha dovuto precisarlo ieri nel pomeriggio, dopo che una sua intervista rilasciata a Tpi aveva fatto intendere ad alcuni il contrario. In prospettiva futura, ha spiegato poi meglio il presidente del M5S per frenare altre interpretazioni, “ci potranno essere le premesse per un dialogo, ma solo se il Pd abbandonerà l’agenda Draghi e sposerà un’agenda autenticamente sociale ed ecologica”.

Quindi niente coalizione da qui ai prossimi due mesi, perché la sfida sarà “a tre”: “Non fatevi ingannare con la storia del voto utile, è una mistificazione, un inganno”.

Quanto al vincolo dei due mandati, voluto e ribadito in questi giorni da Grillo, Conte si dice sicuro. Entro questa settimana verrà chiarito il passaggio “che rischia di distrarre l’attenzione dalle misure e dai programmi che proponiamo”. E poi più tardi precisa in diretta su Twitch: “La valorizzazione dell’esperienza acquisita è nel dna del nuovo corso”. Segno che, nonostante le parole di Grillo non lascino grandi margini, l’avvocato vuole tenere il punto sul principio.

Dai volti vecchi si passa ai nuovi. Conte non esclude di parlare con Michele Santoro evitando però “operazioni a tavolino”: “Siamo aperti a chi vuole condividere il nostro progetto, ma l’importante è la non negoziabilità dei nostri principi”. Discorso “diverso” per Alessandro Di Battista, volto non proprio nuovo, uno che “ha dato un forte contributo alla storia del Movimento, poi si è allontanato. Se ritorna, troverà un nuovo corso”. Quasi un altolà dal presidente M5S, che avverte l’ex deputato: “Non sarà più come all’inizio, senza una struttura. Dovrà accettare nuove regole statutarie”. Ecco quindi che qualche carta in più potrebbe giocarsela de Magistris. Conte apre il campo “a chi ha a cuore i principi costituzionali e non è disponibile a barattarli con il prestigio di una singola persona”, il M5S è quindi disponibile “verso tutte le componenti della società civile che ritengono fondamentale l’eguaglianza sostanziale”. Di Maio? “Risponda alla sua coscienza, m’ha sorpreso vederlo abiurare così disinvoltamente a principi e valori”.

L’agenda sociale ed ecologica sognata da Conte si avvicina a quella di Mélenchon in Francia, con delle differenze: “Abbiamo punti di contatto ma sono due storie e due Paesi diversi”. Su questi temi però l’avvocato riscontra “un’indifferenza persino del Pd”, da qui la richiesta ai dem per fare uno scatto e schierarsi a favore “dei più deboli, del lavoro, dei più giovani, delle donne”. Più che la larghezza del campo “è importante la forza e la coerenza del programma”, per questo pare difficile mettere su un programma “con personalità litigiose che non riescono a mettersi d’accordo su nulla. Da Calenda a Brunetta, da Renzi a Di Maio”. Il M5S ritiene dura “conciliare le nostre battaglie per i lavoratori precari con l’agenda Calenda”.

Duro il giudizio sull’ultimo esecutivo Draghi, caduto per una situazione “che non ho cercato nè provocato”, giura Conte. Però i ministri “erano diventati dei passacarte, ricevevano testi normativi in Cdm e li approvavano, addirittura, qualche volta, anche con norme in bianco”. Il Pd invece “si è affidato fideisticamente alla presunta agenda Draghi che però almeno a noi non è stata resa nota”, e sul più bello ha dato il colpo di grazia “sparando il colpo di pistola sull’inceneritore di Roma, che ha avviato la crisi”.

Intanto a Montecitorio si delineano i nuovi quadri M5S dopo le dimissioni di Davide Crippa, presidente dei deputati grillini. Nelle prossime ore dovrebbero essere formalizzate le nomine di Francesco Silvestri per la presidenza, Francesca Galizia vicepresidenza e Luca Carabetta tesoreria.