(Massimo Gramellini – corriere.it) – Alberto Bertone, a capo di una famosa azienda di acque minerali, ha deciso di pagare una mensilità aggiuntiva di stipendio ai suoi duecento dipendenti per far fronte all’aumento del costo della vita. «È doveroso innescare un meccanismo virtuoso che permetta a tutti i lavoratori di avere maggiore fiducia nella capacità di acquisto».

Le parole di Bertone andrebbero mandate a memoria dai tanti imprenditori che, come lui, conoscono ancora le facce dei propri dipendenti e nei prossimi mesi si ritroveranno – speriamo accanto allo Stato – a svolgere un ruolo di diga rispetto alla montante disperazione sociale. Non sono soltanto la vicinanza territoriale e la sensibilità umana a dettare queste politiche di sostegno ignorate dalle multinazionali dell’avidità, dove uno come Jeff Bezos reagisce all’inflazione raddoppiando di botto il prezzo degli abbonamenti di Amazon per paura di dover rinunciare anche a un solo decimale dei suoi incommensurabili e scarsamente tassati guadagni.

Nella scelta di mettere più soldi nelle tasche dei lavoratori c’è l’unica salvezza possibile del capitalismo. Durante l’abbuffata finanziaria degli ultimi decenni ci si era dimenticati che i lavoratori sono anzitutto dei consumatori: se guadagnano poco, o comunque non abbastanza, non riescono più a salire sulla grande giostra che fa girare il sistema.

Quelli come Bertone non sono benefattori, ma imprenditori illuminati che preferiscono guadagnare un po’ di meno oggi per poter continuare a farlo domani.