(Bartolomeo Prinzivalli) – Caro presidente Draghi, le scrivo per aggiungermi alla folta schiera di individui che la invitano a rimanere, perché ritengo sia importante farle arrivare il mio messaggio di incitamento e solidarietà in questo momento delicato. Le scrivo anche se non mi sono chiari i motivi di tale accorato appello, ma se giornalisti, sindaci e personalità di ogni genere lo fanno allora non voglio essere da meno, loro certamente ne sapranno più di me che sono un mezzo ignorante; è gente che va tutti i giorni in tv a dire quanto sia importante per il paese la sua presenza, quindi a meno che non siano tutti dei venduti sciacalli opportunisti (e non voglio nemmeno pensarlo) sarà vero.

Qua la situazione non è delle migliori: il carburante è salito alle stelle, il gas ancora di più, il costo dei generi alimentari è raddoppiato e risulta difficile immaginare scenari peggiori, però dicono che grazie a lei lo spread non ci farà male ed i mercati saranno clementi; per quanto riguarda la pandemia, poi, molti mi chiamano felici di aver contratto il virus così da saltare una dose di vaccino, temendo più quello che la malattia stessa, ma magari invece è stato lei a far sì che la situazione si stabilizzasse tanto da divenire assurda. Forse le dobbiamo la vita e non lo sappiamo nemmeno. Forse alla pompa oggi ci sarebbe l’esercito coi mitra spianati senza di lei. Forse ai supermercati razionerebbero il cibo come raccontava mio nonno ai tempi dei bombardamenti.

Evidentemente noi cittadini abbiamo una percezione della realtà parziale, falsata; quando fa caldo diciamo che fa caldo, quando piove prendiamo l’ombrello, quando fa buio andiamo a dormire, mentre magari non è così ed è giusto che gli esperti ci spieghino ciò che non comprendiamo. Oggi ci dicono che lei è la soluzione ai nostri problemi, quindi perché non crederci?

È un po’ come la moda. Io mica la capisco la moda: mi dicono che è giusto portare i pantaloni col cavallo a livello tallone e che sono un cretino se non lo faccio, anche se io mi sento un cretino a camminare come se avessi le braghe calate, oppure passano continuamente una canzone di merda alla radio al punto che uno alla fine si ritrova inconsapevolmente a canticchiarla, perché si abitua, si affeziona. E noi, devo ammetterlo, ci stiamo affezionando.

Senti Mario, posso darti del tu? Hai detto di essere un nonno al servizio delle istituzioni ed io con mio nonno avevo un rapporto confidenziale: dicono che solo con te potremmo vincere la guerra, però dicono anche che non siamo in guerra e questa cosa un po’ mi confonde. C’è forse qualcosa da cui ci tengono all’oscuro? Te lo chiedo da nipote.

Ma ciò che più mi stranizza è la politica: una volta si scontravano idee diverse sul futuro di un paese, priorità e programmi da parte di gruppi convinti che la propria visione fosse la più efficace; ora tutti i partiti o quasi dicono che non possano fare a meno di te, quindi implicitamente che tu sia meglio di loro, ammettendo la propria inutilità. Evidentemente non si presenteranno alle prossime elezioni per coerenza e pudore, non c’è altra spiegazione.

Ma quindi se decidessi di tornartene a casa ti seguirebbero pure là? Non sarebbe una bella scena di certo: Brunetta, Di Maio, Giorgetti e Letta che girano in mutande in corridoio a tirarti la camicia o il pigiama sarebbero troppo per chiunque.

Caro nonno Mario, ho altre due domande: riusciresti a fare tutto ciò che manca nei restanti otto mesi? Da presidente della repubblica avresti fatto meglio?

Comunque ti chiedo di ripensarci e restare, da umile quanto ignorante cittadino.

Mica vorrai fare la fine di tutti gli altri salvatori della patria prima di te?