(Bartolomeo Prinzivalli) – Terra, giorno 3 d.dD. (dopo dimissioni Draghi): la rotazione e la rivoluzione attorno alla stella appaiono procedere normalmente, ma è forte la sensazione che ormai il pianeta vaghi alla deriva nel cosmo. Il cielo è terso, il sole estivo acceso, anche se sembra aver perso quel calore benevolo tanto desiderato dal turista; oggi brucia sulla pelle, come a voler punire l’umanità per l’affronto subito dal figlio prediletto, o meglio dal suo pari. La natura stessa pare ribellarsi alla drammaticità del momento: la siccità impera, i ghiacciai si( sciolgono, sale il livello degli oceani ed aumentano esponenzialmente i fenomeni meteorologici estremi; no, non a causa del surriscaldamento globale o delle cicliche perturbazioni solari, sono gli evidenti segni della profezia che si sarebbe compiuta, come annunciato dai Maya. Per molto meno in passato la terra si squarciò, avvennero i diluvi ed intere città furono rase al suolo dalla collera divina; dovremo attendere il medesimo epilogo?

Gli animali percepiscono il pericolo ma fingono di non interessarsene, guidati dall’istinto o forse rassicurati che non subiranno il nostro stesso destino, mentre le malattie ed i virus si moltiplicano a dismisura, evolvendo per aumentare pericolosità ed efficacia: covid e spread, ormai privi del nemico naturale, si coalizzano agli angoli delle strade per tendere agguati agli inermi passanti, fiaccati contemporaneamente nel fisico e nel portafogli; i mercati tremano, in balia di vili speculatori pronti ad approfittare del trono di giustizia e rettitudine ormai vacante; Putin ride sornione, poiché l’unico che temeva, in grado di guidare la riscossa europea a colpi di signorsì allo svampito padrone americano, sembra essere fuorigioco.

No, non è un incubo: il baluardo a difesa dal male non c’è più, lo scudo contro il dolore ha smesso di proteggerci; avevamo l’oro nelle mani, eravamo ricchi ma inconsapevoli, ed ora vaghiamo senza meta, condannati a condividere il marchio dell’infamia come novello pomo d’Adamo, abbandonati, maledetti.

Suicidi di massa si moltiplicano: alcuni si accalcano sulle spiagge, giacendo inermi su stuoie e lettini per farsi disseccare lentamente dalla stella infuocata, altri raggiungono le vette delle montagne allo scopo di buttarsi di sotto. Taluni si radunano in preghiera per chiedere penitenza e perdono; lo facevano anche in passato ma senza convinzione, stavolta invece il pericolo è reale, tangibile.

Ma non tutto è perduto: per fortuna esistono uomini pii ed altruisti che lanciano appelli e raccolte firme per scongiurare la catastrofe, auspicando un ripensamento che possa salvaguardare l’umanità ed anche, come effetto secondario e del tutto disinteressato, la propria poltrona.

Che succederà domani? Che ne sarà di noi tutti? In questi attimi convulsi non abbiamo più certezze tranne una: il giorno del giudizio si appropinqua…