(Roberta Labonia) – Ieri Giuseppe Conte, in diretta dal suo profilo fb, ha mandato al “migliore” (sempre più virgolettato), un messaggio forte e chiaro: “Non potremo condividere alcuna responsabilità di governo se non ci sarà chiarezza sui punti del documento che gli abbiamo consegnato”.

Inciso: i punti, torno a ripetere per i diversamente informati, sono 9, il dettaglio ve lo andate a leggere: riguardano temi sociali, la tutela delle classi più povere (leggi difesa del RDC) e delle piccole imprese (leggi Superbonus 110%). Misure simbolo dei 5 stelle che all’ex BCE non piacciono: troppo plebee, troppo populiste per i suoi gusti tecnocratici.

Altro passaggio cardine del discorso di Conte: nel caso che le richieste del MoVimento venissero “respinte” ha aggiunto, “rasentando l’umiliazione”, “votiamo caso per caso”, ovvero il MoVimento 5 Stelle uscirebbe dal governo fornendo un appoggio esterno, basta fiducie incondizionate.

Ora la palla è nel campo di Draghi che ancora non si è riavuto dalla botta del non voto del MoVimento al Dl Aiuti che peraltro è passato comunque anche senza i loro voti..Ma tant’è, un monarca illuminato (dalle Banche e da Confindustria) come lui, non ha retto all’onta, ovvero ha preso la palla al balzo ed è salito al Quirinale per rassegnare le sue dimissioni nelle mani di Mattarella che però, come da prassi, le ha respinte, non mancando di gettare segreti strali a quei rompicoglioni dei 5 Stelle: poveruomo, dopo aver lavorato tanto per portare Draghi a palazzo Chigi ‘sti scappati di casa dei grillini glielo hanno fatto incazzare.

E mentre attendo in trepidante attesa gli sviluppi di questo psicodramma all’ italiana una domanda mi sorge spontanea: chissà che pena è prevista per il reato di lesa draghita?