(Paolo Diodati – affaritaliani.it) – È ora che, per il bene di tutti, Conte Salvini si dissocino dalla linea BidenMattarellaDraghiLetta. Tre frasi andrebbero incorniciate. La prima è di Marco Travaglio quando previde il contributo che avrebbe dato Draghi, appena nominato da Mattarella, secondo Salvatore della Patria: “Sarà forse un bravo banchiere, ma di politica non capisce un tubo!”. La seconda non ricordo chi la disse in questi termini “Questa è una guerra che Biden ha deciso di fare alla Russia, scordando che i russi possono tornare a mangiare pane e cipolle. Gli americani, per non parlare degli italiani, no!”. La terza, già sottolineata più volte, è la domanda più importante a cui rispondere. L’ha posta, tra il vaniloquio degli altri, Antonio Padellaro: “D’accordo aiutare Zelensky. Ma fino a quando?” Questo è il vero problema.

Zelensky, sempre più fuori dalla realtà, continua a ribadire la sua disponibilità a trattare con Putin, quando si sarà ritirato sulla linea pre-invasione. Continua a porre questa condizione assurda in un contesto internazionale molto meno sinceramente propenso a correre il rischio di ritrovarsi al freddo e a mangiar cipolle. Addirittura un minimo di informazioni fornite al Papa, gli hanno fatto scoprire la verità: Putin non è il lupo e Zelensky non è Cappuccetto rosso. A questo punto, visto che su Putin se ne sentono di tutti i colori, si può esternare il sospetto che Zelensky  pensava e forse continua a pensare di poter vincere la guerra con le armi degli altri e con la sua propaganda, bissando così la vittoria per la corsa alla Presidenza, con le chiacchiere e le promesse di una vita ricca in un libero Eden. Infatti non ha fatto che glorificare i suoi successi, descrivendo le armate rosse come fossero le armate rotte. 

L’insuperabile genio del tragicomico, Chaplin, sistemò Hitler. Quando, limitandoci ai nostri, un Verdone, Zalone Benigni (spoliticizzato) si deciderà a girare un film altamente tragico, ma con rilevanti aspetti ridicoli? Draghi che stringe con Macron un accordo per mettere un tetto massimo al prezzo del gas. Poi vola dal sonnambulo scoppiettante Mr Trombetta (in senso poeticamente dantesco, XXI, v.139) Biden, prendendo l’accordo di “pensare” a un tetto anche per il petrolio. E rientra in Italia incredibilmente sorridente e soddisfatto. Chi spiega all’illuminante Mr M’Illumino d’Incenso, cosa succede a coperchi e tappi, quando gli ambienti che dovrebbero contenere, esplodono? Perché i banchieri suoi colleghi, nei secoli, con i loro tappi non hanno mai fermato crolli e rivoluzioni?

Sembra che il cdx gli voglia dare una mano, suggerendo la reintroduzione del vecchio cavallo di battaglia della sinistra (vedi cortei con cartelli “la scala mobile non si tocca”). Cioè un’altra soluzione a “pannicello caldo”, che rimanderebbe al futuro il problema aggravato anche grazie al rimedio (scala mobile) introdotto per risolverlo. E questo perché l’aumento dei salari agganciato all’inflazione, contribuisce ad aumentare la stessa inflazione. Ed è molto difficile interrompere i circoli viziosi in cui ci si ficca. L’aggancio dei salari al costo della vita, fece coniare la poetica conclusione: Scala mobilemiseria stabile“.

Scala mobile, miseria su sabbie mobili

E una conseguenza simile l’avrebbe capita, forse, anche Draghi che adesso, mollando la Russia, vuol risolvere i problemi del gas, comprandolo da Israele, liquefacendolo, trasportandolo con le navi e poi rigassificando il liquido, anche se non abbiamo gli impianti. Pensate a quali idee geniali si ricorre, pur di difendere la nostra libertà! Quel motto anni ’60, andrebbe aggiornato, peggiorandolo, perché ora la scala mobile non poggerebbe su un terreno più o meno solido, ma reso…mobile, grazie ai danni della pandemia e ora a quelli della guerra per la libertà degli altri. Quindi: Scala mobile, miseria stabile (anni 1960); Scala mobile, miseria su sabbie mobili  (anni 2023), ricordando che fine si fa, sprofondando nelle sabbie mobili.

Allora, meglio far saltare il tavolo, e cambiare rotta, che continuare con Mattarella e Draghi e la loro fissa col pattomatto a correre per andare a sbattere con certezza. Non solo per calcoli elettorali, ma soprattutto per cercare di salvare il salvabile, Conte e Salvini, per il bene del nostro futuro, in particolare delle generazioni giovani, devono liberarci dal “lacrime, sangue, freddo, pane e cipolle”, prevedibile futuro della follia di Mattarella e Draghi, salvo soluzioni ancora peggiori con armi nucleari, adatte alla soluzione davvero finale. L’Italia, questa volta orgogliosamente anello debole del patto-matto, grazie ai no-Draghi e ora anche grazie a Papa Francesco, mandando Draghi a fare finalmente il nonno, avrebbe la possibilità di far rinsavire parecchi e far saltare altri anelli diventati sempre più deboli. Zelensky, finalmente, sarebbe costretto ad atterrare.

Quale soluzione proporre per il cessare il fuoco?

Ripartire dai tentativi dei russi, sconosciuti ai più, ma ben documentati, effettuati fino al dicembre scorso, per far diminuire le tensioni esistenti in Ucraina. Documenti di grande importanza storica, in cui Putin parla di genocidio effettuato contro la popolazione russa. Tentativi concretizzati in una proposta costituita da nove articoli e inviata il 15/12/21 agli USA e alla Nato, in seguito a un vertice virtuale avvenuto il 7/12/21 tra Biden e Putin. 

Il contatto diretto Biden-Putin sulle tensioni in Ucraina e le polemiche, recentissime, tra Biden Zelensky sulla sottovalutazione di quest’ultimo di una possibile invasione russa, se non si fosse allentata la tensione tra russi e ucraini, è la dimostrazione, storicamente importantissima, della pessima gestione Biden-Zelensky della situazione esplosiva e della richiesta d’aiuto a Putin, da parte di chi stava subendo un genocidio. Zelensky, o chi per lui, dovrà riconoscere l’esistenza e i diritti della minoranza di lingua russa, modificando la Costituzioneparziale ritiro dei russi dai territori occupati al momento del cessato il fuoco.

E noi?

Toltoci il cappio al collo del M’Illumino d’Incenso, la soluzione economicamente più conveniente sarebbe quella di tornare, coda tra le gambe, da Putin o da chi per lui e ripristinare la situazione  pre-pattomatto, sperando che non sfruttino eccessivamente la situazione modificata ampiamente a loro vantaggio (i vantaggiosi accordi con l’India, li spingerebbero a farci pagare cara la pazzia d’aver seguito il pattomatto). E questo tornare al passato, avrebbe una motivazione validissima: chi pagherebbe i costi tecnologici per le nuove soluzioni, quando sono ancora disponibili le vecchie? Conclusione su Mattarella, lo sgarrante della Costituzione, che ha ridotto l’Italia in barella.

Cosa possono fare dei cittadini di normale memoria e che hanno passato la vita chiusi nei laboratori, per manifestare il loro disagio, fino al disappunto e alla rabbia, nell’aver avuto un presidente così sfacciatamente di parte? Non possono fare nulla. Scrivere degli sfoghi tipo soliloqui? Partecipare a qualche ripetitivo bla-bla radio o televisivo? Buchi nell’acqua che non lasciano traccia. Noi nel 2007, abbiamo istituito un premio. Mattarella lo sgarrante della Costituzione. Non sgarrante al punto di rischiare l’accusatio (abbiamo questa splendida parola latina…), anche se il veto posto alla nomina a ministro dell’economista Paolo Savona, ce lo portò vicinissimo e le motivazioni che addusse per motivare il veto, erano risibili (reazione negative dei mercati… che pena, SigMattarella…).

Ma sgarrante anche perché non è stato Presidente di tutti gl’italiani, come avrebbe dovuto essere, ma presidente solo di una parte. Non solo, ma ha esternato affermazioni o ridicolmente banali e inopportune (“votare è un diritto, non un dovere“, in polemica con i promotori dei referendum) o addirittura smaccatamente di parte, provocatorie e, soprattutto, errate dal punto di vista scientifico. Ricordo le sue frecciate date in interventi doppiamente fuori luogo in cui parlava di “deriva antiscientifica” (vedi Covid, la vera “deriva antiscientifica” l’ha presa lo Stato…). 

Benequel poco o nulla che possono fare i topi di laboratorio, per il rispetto della precisione del linguaggio e dell’esattezza dei concetti, s’è concretizzato. La Commissione per l’assegnazione del premio “Asino D’oro 2021” entro la fine di questo mese,  renderà note le motivazioni che hanno fatto trionfare, per la seconda volta, Roberto Speranza e, per la prima volta, un presidente della repubblica, Sergio Mattarella, che poteva e doveva essere superiore alle parti, almeno in una disputa scientifica, le cui argomentazioni gli erano e gli sono, totalmente estranee.

Essendo intervenuto e in modo pesante (deriva antiscientifica), l’invito a rispondere alle affermazioni, alle accuse pesantissime a chi “dovrà rispondere degli errori e dei danni provocati”, contenute nel recentissimo libro di Donato Bizzarri con un saggio di Massimo Cacciari, è rivolto anche a lui. Ed è il caso di sottolineare per il Premiato che ha avuto la raffinatezza di far sapere una cosa che tutti sanno e cioè che andare a votare è un diritto e non un dovere, che per lui, rispondere a Bizzarri Cacciari, sarebbe un diritto e, soprattutto, un dovere.