(Stefano Rossi) – Non servono le classifiche internazionali impietose sullo stato caudatario del giornalismo italiano.

Oggi basta digitare sui motori di ricerca “Roberto Napolitano condannato due anni” e ci si renderà conto che i giornaloni hanno oscurato la notizia.

Mentre scrivo provo a ricaricare la pagina e mi escono, come primi siti,

www.professionereporter.eu

t.sports.yahoo.com

milano.repubblica.it. (quest’ultima, riguarda la notizia della richiesta di condanna della procura del 7 aprile scorso)

www.giannidragoni.it

E il corriere della sera? Repubblica? La Stampa? Il Messaggero?

Ma soprattutto, Il sole24Ore????

A no, si sono ritirati pure come parte civile dal processo.

L’allora direttore de Il Sole, Napolitano,  avrebbe gonfiato il numero delle vendite del giornale.

Si fa fatica a capire i fatti contestati. Leggendo Milano.Repubblica.it si apprende cosa gli imputava il pm: “Un sistema questo, al di là delle copie cartacee “gettate al macero” o a quelle digitali a favore di abbonati “inesistenti”, “utilizzato per diffondere dati farlocchi”.

Ha ragione Napolitano a fare appello.

In un Paese dove imperano tante mafie istituzionali, autoctone, di nuova e vecchia importazione, poi ci sono quelle da poco fondate, mi suona strano che un direttore di giornale si prenda una condanna per aver detto di aver venduto, un giovedì di un mese qualsiasi 20.000 copie anziché 8.000.