(Dott. Paolo Caruso) – Quanto accaduto pochi giorni fa con le forzate dimissioni del Presidente della Commissione Esteri del Senato il pentastellato Petrocelli (“noto filo Putiano” espulso pure dal movimento) e l’imboscata tesa dai partiti Fratelli d’Italia e Italia Viva con la elezione di Stefania Craxi di Forza Italia, figlia “dell’indimenticabile” Bettino, rappresenta la cartina tornasole del brutto andazzo preso dal Movimento che fu di Casaleggio e Grillo e che oggi nonostante partito di maggioranza relativa denota tutta la sua debolezza e la sua marginalità politica. Ancora una volta i pentastellati bevono il calice amaro di una sconfitta, la bocciatura bruciante per propria dabbenaggine e la perdita della presidenza della commissione esteri fino ad oggi da loro detenuta. Sono passati quattro anni da quando il Movimento 5 Stelle con un grande consenso popolare, con una voglia reale di cambiamento, si è insediato nei Palazzi Istituzionali, e pare che sia trascorso un secolo da quel 4 marzo 2018. Di fronte a tale grave “incidente” invece di raddrizzare la barra all’interno del Movimento ci si perde in chiacchiere, in sfibranti e pretestuose contrapposizioni, sembra proprio che la storia non abbia insegnato nulla (mancata nomina al consiglio della RAI, bocciatura della candidata alla presidenza della repubblica ecc.). Il primo partito di questa ignobile ammucchiata di governo viene ancora una volta penalizzato, anche per propria incapacità gestionale, e ne subisce fino in fondo i contraccolpi politici. Mai la locuzione latina di Tito Livio del 219 a.c. “Dum Romae consilitur, Saguntum expugnatur” (mentre a Roma si discute Sagunto viene espugnata) è stata così attuale e appropriata per i pentastellati. Un monito quello di Tito Livio che vale oggi per il M5S, per la sua sopravvivenza, vista anche la costante emorragia di parlamentari, e l’abbandono  in maniera inspiegabile e tra tante polemiche dell’ex iena e deputato europeo Dino Giarrusso. Se non si capisce fino in fondo che cosa abbia rappresentato il Movimento di Grillo e Casaleggio e che cosa sia oggi quello di Conte nel suo nuovo progetto politico che affonda comunque le proprie radici nelle fondamenta essenziali del proprio essere, di lotta e di governo, allora si rischierà di andare incontro ad un fallimento annunciato, e alle prossime consultazioni elettorali i partiti competitor come avvoltoi brameranno dalla voglia di spartirsi i resti di quello che fu il Movimento. La previsione di Casaleggio che un soggiorno prolungato al potere avrebbe portato gli eletti verso forme corruttive, pare si stia materializzando. Ormai i pentastellati si sono allineati al peggio presente nelle Aule parlamentari e stanno perdendo rapidamente tutte le caratteristiche di forza alternativa al Sistema. Un comportamento imperdonabile che tende sempre più a compromettere il percorso politico e il futuro stesso del Movimento, una vera umiliazione quella dell’elezione della Stefania Craxi difficile da accettare che spinge ancor di più i 5 Stelle verso un risultato elettorale irrisorio. Un Movimento che ha scritto pagine importanti nella recente storia della politica del Paese e che ha richiamato l’etica pubblica a stella polare dell’azione pentastellata, non può con il silenzio assordante dell’ignominia e il sotterraneo perdurare di lotte fratricide assistere alla disfatta dei propri valori, relegando il presidente Conte a semplice  giudice fallimentare. Il Sistema con il tempo infatti cambia gli uomini. Diceva Edmund Burke che “il male per trionfare necessita che i buoni rinuncino e si astengano dal proprio operare”. C’era una volta il M5Stelle, unica forza in grado di contrastare le degerazioni dei partiti e di cambiare realmente il Paese, ma come purtroppo accade in ogni rivoluzione il potere progressivamente logora i nuovi inquilini e fa ammainare la bandiera di ogni ideologia.