(Stefano Rossi) – Antonio Padellaro scrive un interessante articolo sul Fatto che ha questo incipit: “Stiamo perdendo la capacità di ragionare” e termina con questa riflessione: “Neppure nel medioevo più buio studiato da Barbero si era giunti a tanto”.

Il fondatore de Il Fatto si riferisce all’incredibile censura che è calata nei confronti di chi non si è allineato al comune pensiero di condannare la Russia e Putin e di sostenere, ad oltranza, l’Ucraina.

Financo Papa Francesco viene oscurato o, nella migliore delle ipotesi, il suo pensiero viene del tutto travisato ad arte, come nel caso citato nell’articolo, di un certo Cerasa.

Giustamente scrive: “sono state scatenate le più infami liste di proscrizione e le più ridicole accuse di essere al soldo di Mosca”. Si veda, su tutti, il Prof. Orsini.

Mi trovo perfettamente d’accordo.

Ma non certo per il riferimento al Medio Evo e al suo tanto decantato “buio”.

Vediamolo questo “buio”.

Nel XII secolo, il grande filosofo e teologo Abelardo scrisse Sic et Non, una sorta di manuale con il quale il lettore doveva imparare la tecnica per districarsi tra le varie teorie contrapposte. Era un chierico eppure prese come guida le Sacre Scritture. Scatenò un putiferio all’interno della Chiesa ma egli voleva far capire che spesso, un’idea che appare buona e da tutti accettata, può celare una falla nel ragionamento e che si può giungere ad una conclusione diversa.

Anche Abelardo subì censure ma erano in tanti a seguirlo con devozione. Una volta si ritirò in una sperduta campagna francese. Si ritrovò circondato da una folla di allievi e non avevano vinto lo scudetto o la Conference League.

Dopo secoli di studi noi, invece, non abbiamo appreso quella lezione.

Credo che il buio appartenga più alla nostra epoca.

Allora, invece, c’erano anime che illuminavano tutti coloro che avevano la voglia di comprendere il mondo.