Nell’informazione italiana Erdogan viene dipinto come vicino allo Stato Islamico, ma la guerra che portò nel nord della Siria costò ad Ankara sanguinosi attentati. Noi non agimmo (e non fummo colpiti). La Turchia e l’Iran sono i due Stati che hanno maggiormente combattuto contro l’Isis sul campo […]

(DI ALESSANDRO ORSINI – Il Fatto Quotidiano) – La Turchia e l’Iran sono i due Stati che hanno maggiormente combattuto contro l’Isis sul campo, ma questo non può essere detto perché l’informazione in Italia su questi due Paesi deve essere continuamente distorta giacché i loro rapporti con gli Stati Uniti sono ostili o problematici.

Nel fare chiarezza per la prima volta in Italia sulla lotta della Turchia contro l’Isis, voglio perseguire un obiettivo più ampio: dimostrare che l’informazione in Italia sulla politica internazionale non è davvero libera: un’informazione molto distorta è necessariamente un’informazione poco libera.

Veniamo ai fatti.

Per avere un’idea chiara del rapporto tra l’Isis e la Turchia, occorre distinguere due fasi. Nella prima fase, Erdogan ha consentito il passaggio sul proprio territorio dei foreign fighters diretti in Siria per lottare contro Bassar al-Assad, nemico della Turchia. Nella seconda fase, Erdogan ha arrestato o respinto i foreign fighters scatenando una guerra micidiale contro l’Isis. Nell’agosto 2016, Erdogan ha invaso il nord della Siria per sparare in faccia ai jihadisti dell’Isis in un estenuante corpo a corpo. La prima operazione militare di Erdogan contro l’Isis, denominata “Scudo dell’Eufrate”, è durata dal 26 agosto 2016 al 29 marzo 2017 ed è stata coronata da notevoli successi contribuendo a liberare alcune roccaforti jihadiste tra cui Dabiq, 16 ottobre 2016, luogo simbolo dell’Isis. Dabiq era centrale nella propaganda dell’Isis al punto che al-Baghdadi aveva deciso di chiamare Dabiq la rivista dell’organizzazione. Una volta sconfinato nel nord della Siria, l’esercito turco ha sparato anche contro i curdi, ma ciò non toglie che abbia massacrato moltissimi jihadisti dell’Isis dando un contributo formidabile anche alla liberazione di al-Bab, a soli 30 chilometri dal confine con la Turchia, strappata all’Isis il 23 febbraio 2017.

Per motivi di sintesi, non mi soffermo su tutti i combattimenti che i soldati turchi hanno ingaggiato contro i miliziani dell’Isis. Mi limito a fornire una prova inconfutabile dell’impegno di Erdogan contro lo Stato Islamico. La prova sono gli attentati dell’Isis contro la Turchia. Siccome i capi dell’Isis – come ho documentato nei miei due libri ISIS (Rizzoli 2016) e L’Isis non è morto (Rizzoli 2018) – pianificano i loro attentati soltanto contro i Paesi da cui sono attaccati, la Turchia è stata bersagliata per avere sparato contro lo Stato Islamico all’estero e in patria. Il 25 luglio 2015, la polizia turca ha condotto una vasta operazione interna contro l’Isis in 22 province arrestando centinaia di jihadisti. La conseguenza è stato il terribile attentato di due kamikaze dell’Isis, il 10 ottobre 2015, contro la stazione centrale dei treni di Ankara, che ha provocato la cifra spaventosa di 109 morti e oltre 500 feriti: l’attentato terroristico più grave della storia della Turchia. Conosciamo il nome di uno solo dei due kamikaze: Yunus Emre Alagöz, fratello di Abdurrahman Alagöz, il kamikaze dell’attentato di Suruç del 20 luglio 2015, membro di Dokumacilar, la branca dell’Isis in Turchia.

La furia dell’Isis per punire la Turchia è stata tale che gli americani hanno dovuto aprire una voce su Wikipedia denominata: “Attentati terroristici dell’Isis contro la Turchia” (Islamic State-related terrorist attacks in Turkey). Mi limito soltanto a ricordare l’attentato dell’Isis contro la discoteca “Reina” di Istanbul, il 1° gennaio 2017, che ha causato 39 morti e 69 feriti. Dal momento che la documentazione storica non lascia dubbio alcuno sul grande impegno di Erdogan nella lotta contro l’Isis e sull’odio dell’Isis contro la Turchia, la domanda è: com’è possibile che la quasi totalità dei media italiani distorca così gravemente la realtà rappresentando la Turchia come un Paese amico dell’Isis? La risposta l’ho anticipata: perché l’Italia è uno Stato satellite degli Stati Uniti. Ne consegue che i Paesi nemici degli Stati Uniti, come l’Iran, o quelli poco amici, come la Turchia, devono essere sempre rappresentati in una luce negativa dai media italiani attraverso l’omissione delle informazioni o la loro distorsione più sfacciata. Vi è però un’altra ragione di questo falso storico contro la Turchia: siccome l’Italia non ha mai fatto niente per combattere contro l’Isis, ha bisogno di parlar male della Turchia per nascondere la sua totale e imbarazzante mancanza di impegno contro i jihadisti. Sempre nei miei libri citati sopra, ho documentato le volte in cui la Casa Bianca ha chiesto all’Italia un aiuto in armi contro l’Isis ottenendo un secco “no” dai governi Renzi e Gentiloni. Il 7 ottobre 2015, Ashton Carter, all’epoca capo del Pentagono, partecipò a una riunione a Roma con il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, chiedendole di bombardare le postazioni dello Stato Islamico in Siria. L’Italia rifiutò. Il 1° dicembre 2015, Carter tornò alla carica rivolgendo a Pinotti la medesima richiesta. Questa volta il capo del Pentagono preferì utilizzare una lettera in carta intestata. Per la seconda volta, l’Italia rifiutò di bombardare le postazioni dello Stato Islamico: un gesto che al-Baghdadi deve avere certamente apprezzato, tant’è vero che non ha mai nemmeno lontanamente pensato di organizzare un attentato contro l’Italia. La lettera di Carter, intestata a “Her Excellency Roberta Pinotti”, fu pubblicata dal sito investigativo Wikilao che era riuscito a fotografare il documento originale. Il New York Times rilanciò la notizia, il 28 gennaio 2016, in un articolo di Michael S. Schmidt ed Helene Cooper intitolato More Is Needed to Beat ISIS, Pentagon Officials Conclude. Insomma, gli Stati Uniti hanno sempre insistito affinché l’Italia partecipasse ai bombardamenti contro l’Isis, ma l’Italia è sempre stata con le mani in mano. La Turchia, invece, ha combattuto contro l’Isis e ha subito tanti attentati; l’Italia, no. Però i media italiani dicono che l’Italia è nemica dell’Isis e la Turchia sua amica. Uno dei tantissimi falsi italiani sulla politica internazionale.