(Giuseppe Di Maio) – Neppure noi siamo una democrazia liberale. Negli anni ’80 eravamo una “democrazia feudale”, oggi siamo una “democratura”. Anzi, una dittatura mediatica. Cioè una serie di istituzioni occupate da bande di partito, a loro volta generate e finanziate dai proprietari di fake news. Il popolo è stato tratto in inganno, lusingato dal protagonismo nella politica, dalla giustizia (che qui è meglio tradurre con “alcune sparute opportunità”), e dalla libertà (che da noi come da voi è meglio chiamarla “arrangiati e non farti beccare”).

Se il liberalismo è sinonimo di disuguaglianza, è chiaro che le democrazie per essere giuste dovrebbero essere illiberali. Ma i problemi sono documentati proprio da parole che assumono significati incredibili, perché i concetti reali a cui in origine si riferivano sono stati mille volte traditi. Gorbačëv e la sua generazione avevano capito che la rivoluzione era fallita, e che l’isolamento sofferto per tanti decenni poteva anche aver fine. Sfortunatamente la contraddizione era stata tenuta in piedi per troppo tempo e, prima che potesse avviare un percorso pacifico e razionale di reintroduzione dell’economia di mercato, gli esplosero in faccia le nazionalità. Dallo smembramento dell’URSS, nacque l’orgoglio e il sovranismo della Federazione russa.

Certo, il gigantismo della vostra dimensione territoriale non ha aiutato la politica successiva. Ma l’obiettivo della politica non è la sopravvivenza della Russia; l’obiettivo, caro Vladimir, è il benessere del popolo. Quel popolo, che nelle intenzioni delle élites degli anni ’20 doveva rinunciare a una parte di democrazia per guadagnare in giustizia sociale. Invece, mentre tu e la tua famiglia oggi avete la dacia e lo yacht, molti tuoi concittadini sono senza acqua calda e servizi igienici interni. Ecco perché tu a quel popolo hai servito una serie di fesserie. Gli hai scambiato i diritti col sovranismo, la giustizia col paternalismo, la democrazia con l’autoritarismo. Così la tua gente non ha avuto né giustizia sociale né democrazia né libertà, allo scopo di farti prosperare come un pidocchio sulla frutta marcia.

Ritagliare il sistema politico sul potere di un territorio che poi svendi ad alcuni amici, significa che concepisci un mondo in cui bastano le trivelle, i trattori, e le bombe che lo proteggano. La gente vuole un sistema che possa valere per San Marino e per il Canada, per Malta e per la Cina, per l’intero pianeta. Fondare una civiltà su un momentaneo surplus produttivo fa della tua politica il peggiore leghismo, che sfrutta e sporca il territorio e maltratta il popolo ricevuti in eredità dal passato. Giacché non ci sono cose occidentali e orientali, ci sono cose giuste e ingiuste, politiche con cui viene agevolata la partecipazione popolare o con cui viene impedita, istituzioni che costruiscono spazi di libertà o trappole di oppressione.

Ecco, caro Putin (ma anche Orban, Salvini etc…) a noi non frega niente di arruolarci in uno degli eserciti disposti da voi, noi non vogliamo più gli eserciti e le frontiere perché servono solo a procurarvi un potere abusivo. Ed è inutile che ti fai capofila della reazione planetaria allo strapotere americano. Chi vuole criticare le malefatte del proprio nemico non deve poi dire “padroni a casa nostra”, deve indicare un modello alternativo di società valido per tutto il genere umano.