Andrea Gilli, Nona Mikhelidze e Nathalie Tocci fanno sapere che non parteciperanno alla trasmissione per la presenza di Nadana Fridrikhson, accusata di essere una spia del Cremlino

(HuffPost) – Comincia la ribellione di studiosi e analisti nei confronti dei talk show italiani, criticati a più riprese per aver dato voce alla propaganda russa. Dopo l’intervista del ministro degli Esteri Lavrov a Zona Bianca, la goccia che fa traboccare il vaso sarebbe stata la presenza (l’ennesima) a Otto e mezzo di Nadana Fridrikhson, cronista della tv russa Zvezda accusata di essere una spia di Putin: il consulente Nato Andrea Gilli, la politologa Nona Mikhelidze e la direttrice dell’Istituto affari internazionali Nathalie Tocci hanno declinato l’invito a partecipare alla popolare trasmissione condotta da Lilli Gruber.

“Stasera non saremo in Tv. Ci hanno invitato ma abbiamo declinato”, si legge in un tweet di Gilli. “Il problema è Nadana Fridrikhson, “giornalista” della televisione del ministero della Difesa russo. Ci si può confrontare sulle opinioni, sulle interpretazioni e sulle soluzioni: non ci si può confrontare con chi diffonde dati falsi preparati direttamente dall’ufficio propaganda del Cremlino”. Il boicottaggio dei tre studiosi, avvenuto proprio durante la giornata mondiale della libertà di stampa per Gilli “è anche una questione di rispetto e solidarietà verso giornalisti, ricercatori e docenti russi perseguitati dal loro governo: mentre si vuole dare spazio in Italia alla propaganda russa, in Russia si rischia il carcere per esporre del semplice dissenso”.

Anche Nathalie Tocci è intervenuta con un tweet sulla vicenda: “Non si tratta di opinioni diverse o libertà di espressione. Dare spazio alla disinformazione è un attacco ai valori che questa giornata onora”. Anche il sindaco di Bergamo Giorgio Gori, che da ex dirigente Mediaset ha parlato con HuffPost dell’intervista a Lavrov, ha commentato favorevolmente la decisione dei tre studiosi.

Il 3 maggio si festeggia la giornata mondiale della libertà di stampa. Ogni anno, l’organizzazione Reporters sans frontières stila una classifica sulle condizioni dell’informazione in 180 Paesi mondiali. I criteri sono sette tra cui il pluralismo dei media, la loro indipendenza, la censura e la diffusione di fake news: l’Italia è al 58esimo posto, 17 posizioni indietro rispetto allo scorso anno. Tra i Paesi davanti a noi Sierra Leone, Tonga e Romania.