Di seguito elenchiamo le principali colpe di Giuseppe Conte, emerse in questi anni grazie alle inchieste dei più autorevoli giornali italiani. Piace alle casalinghe di Voghera. Ancora indossa la pochette, dopo anni che gli diciamo di smetterla […]

(DI DANIELA RANIERI – Il Fatto Quotidiano) – Di seguito elenchiamo le principali colpe di Giuseppe Conte, emerse in questi anni grazie alle inchieste dei più autorevoli giornali italiani.

Piace alle casalinghe di Voghera. Ancora indossa la pochette, dopo anni che gli diciamo di smetterla. È un vecchio democristiano. È uno scomposto oltranzista. Vuole imitare Papa Francesco. Ha autorizzato un incontro tra il capo della nostra Intelligence Vecchione e il ministro di Giustizia degli Usa Barr: la prova che ha tramato con Trump per screditare Renzi, che infatti poi, col suo partito, è precipitato dal 3 al 2%. È un gagà. Una volta si è messo in maniche di camicia. La camicia era di sartoria, che non tutti si possono permettere. Non ha appoggiato abbastanza Macron, come invece ha fatto Renzi (poi Macron ha vinto lo stesso). È contro l’aumento immediato della spesa militare, segno che tifa per Putin. Sapeva che Barr e Vecchione sarebbero andati a cena a piazza delle Coppelle. Non sapeva che Barr e Vecchione sarebbero andati a cena a piazza delle Coppelle. Il Copasir ha detto che non c’è niente di opaco, quindi Conte dovrebbe chiarire. Ha il ciuffo. Ha il ciuffo ribelle. Ha il ciuffo troppo dritto. Ha il ciuffo troppo nero. Durante il lockdown aveva un barbiere clandestino (“Capelli-gate”). Ha chiesto al Copasir di essere sentito in merito alla missione di aiuti russi per l’emergenza Covid, a riprova del fatto che ha qualcosa da nascondere. Il suo governo ha pagato carburante, vitto e alloggio ai russi (Draghi li avrebbe fatti tornare in Russia a piedi e mandati da McDonald’s). È nel mirino delle inchieste giornalistiche (fattispecie della “colpa per tautologia”).

È pugliese. Fa il dandy. Aveva fatto schizzare lo spread a 105; oggi è sceso a 171 (“effetto Draghi)”. Faceva le conferenze stampa all’ora di cena. Non ha voluto prendere il Mes perché è stupido (mentre Draghi non lo prende perché è intelligente). I suoi Dpcm erano un vulnus democratico (quelli di Draghi, una decina, no). Si credeva Orbàn. Anzi, Napoleone. Anzi, il Duce. Anzi, il Re Sole. Ha detto che gli artisti fanno divertire (doveva dire che fanno deprimere). Indossa abiti blu (sotto sotto è berlusconiano). Era il vice dei suoi vice. È dittatoriale. È decisionista. È indeciso. La sua calligrafia tradisce una doppia faccia. È avvocato. Azzeccagarbugli. Avvocaticchio. Leguleio di provincia. Non ha preso lui i 209 miliardi del Recovery Fund, è stata la Merkel a darceli. Li ha presi Draghi, che è arrivato 7 mesi dopo. Dopo gli scontri con Rutte era in tracollo fisico e aveva le tempie brizzolate. Si tinge i capelli. Alcuni grillini hanno fatto ricorso per farlo decadere da presidente e hanno vinto; lui si è ripresentato e ha rivinto col 94%: è un leader dimezzato (“VisConte”).

Trump lo ha chiamato Giuseppi. Barattava vantaggi personali (il tweet di Trump). Avrebbe dovuto negare la collaborazione all’Intelligence Usa (nessun PdC lo ha mai fatto nella nostra storia: ma lui avrebbe dovuto). Usa una colonia agli agrumi. È un Signor Nessuno. È professore ordinario di Diritto privato. È disoccupato. Ha truccato il curriculum. Non lo ha truccato, alla New York University c’è stato, ma è un’esperienza non particolarmente qualificante. Non si è fatto fotografare mentre si vaccinava: è novax. Ha comunicato che stava andando a fare il richiamo: mania di protagonismo. Voleva parlare coi talebani. Va a giocare a tennis vestito in completo da tennis (“Tennis-gate”). Non vuole l’aumento delle spese militari: è un sempliciotto pacifista. Vuole farci invadere. Si finge pacifista per destabilizzare Draghi. La sua è una vittoria di Pirro. Un’esibizione muscolare. Non è vero che riempie le piazze. Riempie le piazze, ma solo al sud. Riempie le piazze pure al nord, ma crea assembramenti. Riempie le piazze, ma i concerti dei cantanti sono vietati. Riempie le piazze perché è un seduttore. Riempie le piazze, ma poi la gente non lo vota. Ha smesso di indossare la pochette: segno che prima fingeva eleganza. È tornato a indossare quella a tre punte: segno di provincialismo. L’ha indossata pure a quattro punte: segno di arroganza. È astuto. È finto tonto. È azzimato. È inquietante. Ha il sorriso smaltato. È di Volturara, quindi è voltafaccia. Firma con la penna d’oro della prima comunione. Una volta si è abbassato la mascherina al chiuso. Pronuncia male alcune parole. È cafone. È dislessico. Non può allearsi col Pd perché non dice che voterebbe Macron. Ha la riga da una parte. Ha la foto di Padre Pio nel portafoglio. Fa finta di essere cattolico. Doveva stare in Parlamento ad ascoltare Zelensky anche se non è parlamentare. Cita il Papa per opportunismo. Invidia Enrico Letta. Ha speso soldi pubblici per comprare i banchi a rotelle.

Nonostante tutto ciò, è in testa (con Meloni) alle classifiche di gradimento personale come leader di partito: è la prova che è populista.