(Roberta Labonia) – In questa Pasqua di guerra ancora una volta la provocazione più forte è venuta da papa Bergoglio: queste nelle foto sotto sono la donna ucraina e quella russa che, lo scorso venerdì di passione caro ai cattolici di tutto il mondo, hanno percorso un tratto della via Crucis abbracciando insieme la croce di Cristo. La stessa croce che stanno portando in queste ore buie i civili ucraini, i loro soldati e anche le decine di migliaia di ragazzi di leva russi inviati al fronte, senza lo straccio di un perchè, senza un minimo di preparazione, che ha fatto di loro carne da macello al servizio del macellaio Putin.

La provocazione di Bergoglio è rivolta però anche ai potenti delle terre d’Occidente, quelli che come gli americani e gli inglesi, i loro servi sciocchi, facendosi scudo del falso trinomio pace, democrazia e libertà, esattamente come Putin, pensano sia legittimo marcare il territorio seminando terrore e morte; sono gli stessi che a parole condannano la follia di Putin ma nei fatti la alimentano con continue provocazioni.

La provocazione di Bergoglio è rivolta anche agli Stati e staterelli europei che in nome di un’alleanza ormai antistorica come la Nato, di cui da sempre sono l’anello debole, in queste ore hanno sposato la teoria del riarmo, piccole pedine di uno scacchiere mondiale manovrato dagli yenkee. Saranno loro, di questa guerra che parte da lontano, a pagarne le spese nell’Occidente neoliberista.

E non si sentano esenti dalla provocazione di Bergoglio le stesse premiership ucraine, tanto esaltate, manovrate e foraggiate a distanza dalla superpotenza USA+appendice inglese, da abbandonare la via dei negoziati per ingaggiare una resistenza ad oltranza all’esercito russo che sta andando oltre il comune buon senso e raziocinio. Il desiderio di rivalsa verso l’invasore maturato da Zelensky è ormai tale da non fargli avvertire l’obbligo morale, nei confronti del suo popolo, di ricercare a tutti i costi un compromesso con Putin. Tanto esaltato da non coprendere di essere un semplice burattino nelle mani di un burattinaio che persegue i suoi obiettivi geopolitici e che degli ucraini in quanto tali se ne frega. Brutta cosa dover constatare che i media ucraini sono stati gli unici, venerdì, a censurare la via crucis papale. La città martire di Mariupol, la cui resistenza è ormai affidata allla ferocia del battaglione Azov arroccato nella mega acciaieria Azovstal, è allo stremo: 100mila civili nei rifugi sono senza acqua e cibo da 40 giorni (fonte Kiev).

Passare da aggressori a correi di un massacro annunciato, per Zelensky e i suoi, è un attimo. Il preludio lo ha dettato oggi sempre Bergoglio: “Si smetta di mostrare i muscoli mentre la gente soffre”.