(Massimo Gramellini – corriere.it) – Putin è quello che è, ma le nostre paure lo stanno facendo sembrare più forte di quanto non sia. Il Cattivo dei film d’azione, a cui anche fisicamente assomiglia, non commette errori per tutto il primo tempo e per larga parte del secondo.

Invece Putin ha cominciato a perdere colpi fin dall’inizio della guerra. Pensava di essere accolto come un liberatore e così non è stato. Era convinto che i militari ucraini gli avrebbero offerto la testa di Zelensky e invece Zelensky è ancora lì che arringa gli europei con le parole di Shakespeare e gli americani con quelle di Martin Luther King. Aveva scommesso sulla spaccatura dell’Occidente e la compattezza del fronte interno, ma l’Occidente è unito come non accadeva da tempo e il fronte interno è pieno di buchi, come rivelano le proteste di piazza, i mugugni dei gerarchi e la facilità con cui una contestatrice è riuscita a infilarsi nel telegiornale russo di massimo ascolto.

Se stacchiamo l’emotività, la logica suggerisce che si possa fermarlo o almeno contenerlo. Possiede l’atomica e infatti l’angoscia più grande è che il timore di perdere la faccia gli faccia perdere la testa. Ma per aprire la terribile valigetta i suoi codici non bastano. Ci vogliono anche quelli del generale Valerij Gerasimov, che tutto sembra, tranne che un pazzo suicida. Insomma, abbiamo buone ragioni per avere paura, ma ne abbiamo di migliori per avere coraggio. Mi accontenterei della metà di quello mostrato dagli ucraini, che pure stanno sotto le bombe e non, come noi, davanti a uno schermo.