L’invasione/annessione di una parte dell’Ucraina annunciata da Putin è una storia di fallimenti: sia legati alle vicende della Russia, sia legati al contesto più ampio, dall’Unione europea all’idea stessa di globalizzazione

(Ernesto Galli della Loggia – corriere.it) – Una storia di fallimenti: è questo ciò che rivela l’invasione/annessione di una parte (per il momento…) dell’Ucraina annunciata lunedì sera da Putin.
Sia di fallimenti legati immediatamente alle vicende del Paese aggressore, sia di fallimenti che riguardano invece il contesto più ampio che fa da contorno a tali vicende, il contesto al quale queste più o meno immediatamente rimandano o che da queste è influenzato.
C’è innanzitutto il fallimento della Russia come società moderna. Cioè come società capace di avviare un processo di crescita economica fondata sul progresso tecnico, sull’industria e su meccanismi di mercato.
Quel che insomma è riuscito a Pechino non è riuscito a Mosca (che per la verità non sembra neppure averci provato).
Dopo ben trent’anni dalla fine del comunismo la Russia è rimasta una specie di Arabia Saudita alle porte dell’Europa: capace solo di esportare le sue enormi riserve di materie prime a cominciare dal gas. Ma per il resto, al di là dei missili e dei carri armati, essa non è in grado di produrre nulla che possa competere con una qualsiasi produzione tecnologica moderna. Sugli scaffali dei nostri negozi non c’è un solo manufatto «made in Russia». Di conseguenza la sola grandezza a cui Mosca può aspirare è ancora e sempre la grandezza militar-territoriale affidata a una spinta espansionistica continua. L’unico ruolo internazionale del Cremlino non può che essere affidato al potere delle armi e al ricatto dell’interruzione delle forniture.
Quanto alla ricerca del consenso all’interno del Paese, anche qui il Cremlino non può che contare su una sola ideologia: quella di tipo nazional-imperialistico con la sua ovvia appendice di una paranoica ossessione per la sicurezza. Più o meno come al tempo degli zar e di Stalin.
Il secondo fallimento riguarda tanto per cambiare l’Unione Europea. Per decenni la sua classe dirigente cristiano-socialdemocratica, immersa nella propria utopia irenico-mercantile, ha considerato frutto di antiquate fantasie sovraniste e stataliste, se non guerrafondaie, ogni preoccupazione riguardante l’autonomia economico-strategica del Continente. Fino ad oggi mai quella classe dirigente è stata sfiorata dall’idea, ad esempio, che dover importare mascherine sanitarie, microchip o gas da Paesi collocati fuori dall’Unione potesse costituire un problema per l’economia e dunque per l’autonomia politica dell’Unione stessa. Si è cullata nell’illusione che tanto eravamo ormai entrati nell’era della «cooperazione internazionale» e che quindi l’idea di sovranità (anche della propria!) fosse una roba vecchia, per giunta pericolosa e di cui bisognava solo disfarsi al più presto.
Abbiamo così rinunciato — ad esempio l’Italia per prima — a immaginare qualunque programma di indipendenza energetica da Mosca finendo per dipendere in misura decisiva dal suo buon volere.
Negativamente esemplare in questo senso il ruolo della Germania.
Pur volendo essere il cuore pulsante e il cervello direttivo dell’Unione — e perciò in teoria della sua autonoma identità, della sua piena libertà di movimento — in realtà essa non è mai riuscita a liberarsi della tentazione di una «relazione speciale» con la Russia che caratterizza la sua intera storia unitaria. Il gasdotto Nord Stream che collega direttamente i giacimenti di gas russo al territorio tedesco lo dimostra al di là di ogni ragionevole dubbio.
E tra i fallimenti di cui ci parlano gli eventi dell’Ucraina c’è infine quello forse maggiore di tutti – annunziato certamente da tempo e da molti altri segnali ma non per questo meno clamorosamente evidente oggi: il fallimento della globalizzazione come realtà e come ideologia. E anche se qualcuno dirà che non di fallimento si tratta ma di crisi, i fatti restano e sono più duri delle parole.
Proprio i fatti ci dicono dunque che la pratica di un grande mercato mondiale delle merci, ispirato unicamente al principio della concorrenza e regolato dalla domanda e dall’offerta – questo è la globalizzazione – sta conoscendo un numero crescente di smentite. Quando infatti si deve constatare, come oggi dobbiamo constatare, che la merce «energia» – cioè la merce essenziale per produrre tutte le altre merci – è in realtà una merce la cui disponibilità e il cui prezzo sono legati in misura decisiva a ragioni politiche, cioè a ragioni connesse alla gestione della sovranità da parte dei singoli Stati, che cosa rimane della globalizzazione? Che cosa rimane della globalizzazione se la Russia può ricattarci a suo piacere chiudendo o aprendo il rubinetto del gas? E che cosa rimane dell’internazionalismo di marca liberista che è l’anima ideale della globalizzazione quando come accade oggi siamo costretti a prendere atto che non è vero che per noi è indifferente se un giacimento di litio si trova in Cina o in Nevada?
O per dirne un’altra che solo un anno fa per noi italiani non era per nulla indifferente se una fabbrica di mascherine sanitarie o di ventilatori per la respirazione si trovasse qui da noi o altrove? Nessuno sa come andrà a finire lo scontro odierno tra la Russia e l’Occidente.
Possiamo però cercare di trarne almeno le lezioni del caso: in futuro, nel rapporto con il mondo, più realismo e meno astrattezze ideologiche, per piacere; più attenzione ai rapporti di forza e meno illusioni buoniste.
Dopo gli ucraini Putin si dedichera’ ai lettoni: li vuole mettere in Riga.
"Mi piace""Mi piace"
“C’è innanzitutto il fallimento della Russia come società moderna. Cioè come società capace di avviare un processo di crescita economica fondata sul progresso tecnico, sull’industria e su meccanismi di mercato”
Solamente disgusto.
"Mi piace""Mi piace"
infatti, sono arretrati
ho appena letto di un sistema di realtà Aumentata che servirà per
progettare meglio sistemi Tokamak (quelli per la fusione)
sistema che permette di entrare, in simulazione 3D, in un reattore e manipolarlo
smontarlo, farci manutenzione ed osservarne il comportamento dall’interno
cosa che dal vivo non è fattibile
e che dire delle trasmissioni quantistiche, la banca di Gazprom ne ha già una da almeno due anni
al lavoro, mentre ora, negli istituti di ricerca, sperimentano le trasmissioni via etere
delle chiavi
e la produzione di nuovi aggregati per il combustibile nucleare che sposterebbe in avanti
nel tempo sia la durata delle centrali che la disponibilità di materiale fissile
e le ricerche sui materiali, Galli pensa che un missile ipersonico sia fatto con mozzarelle e burro
dato che a quelle velocità i materiali hanno la tendenza a liquefarsi
ma, purtroppo, non hanno un Galli della Loggia che li allieta, e di questo si rammaricano
"Mi piace""Mi piace"
Una vera cacata…. Un giorno un ricercatore descrisse le tecniche agricole di un popolo polinesiano: “Allora, prima fanno i loro rituali religiosi e dopo adoperano techiche per l’agricoltura”. “No” gli disse il capoccia “i loro rituali *sono* parte della tecnica agricola”. Fine.
"Mi piace""Mi piace"
Ogni parola di questo qua mi provoca disgusto.
"Mi piace""Mi piace"
Consolati:
"Mi piace""Mi piace"
Non dubito che L considerazioni del tale siano corrette, ma qui prima di tutto vige un concetto base ‘ la Russia non vuole un altro paese alle sue frontiere membro della NATO. E io ,dal loro punto di vista, concordo. i Russi hanno avuto fin troppa pazienza,ed ora usano tutti i mezzi a disposizione per far valere le loro ragioni. La UE e gli USA si impegnino in tal senso e la crisi sarà superata
"Mi piace"Piace a 1 persona
La presidente della Commissione europea (CE) Ursula von der Leyen
ha annunciato i piani di Bruxelles per liberarsi della dipendenza dalle forniture di gas russe.
“Come abbiamo visto, negli ultimi mesi, se non anni, la Russia ha usato l’energia
per fare pressione non solo sull’Ucraina, ma anche sull’Unione Europea.
E ora siamo davvero determinati a liberarci della dipendenza dal gas russo”,
Lo ha detto il capo della Commissione europea mercoledì a Bruxelles in occasione
della visita del primo ministro norvegese Jonas Gahr Støre.
Ha chiamato la Norvegia un fornitore di gas affidabile.
“Potevamo sempre contare su di te, sei sempre stato fedele a ciò che hai promesso e offerto.
Hai sempre reagito quando era necessaria più benzina. Grazie mille per tutto il supporto che ci hai dato”,
ha detto von der Leyen.
Ha aggiunto che, pur comprendendo la necessità di diversificare e modernizzare
l’approvvigionamento di gas nell’UE, procedono dal fatto che il gas è una fonte di energia transitoria,
poiché l’UE prevede di fornirsi da fonti rinnovabili.
Secondo lei, il motto dell’UE è chiaro:
“Liberati dalla dipendenza dal gas russo e passa di più alle fonti di energia rinnovabile”.
“Questo è il nostro futuro. Questo è un investimento strategico per la nostra indipendenza”,
ha affermato il presidente della Commissione europea.
che poi
I norvegesi vendono più della metà del carburante ai clienti spot e il 70%
di questo volume sarà venduto a prezzi del giorno prima mentre Gazprom vende il 56%
del gas al costo di un giorno o un mese in anticipo e un altro 31% a prezzi per il prossimo trimestre,
stagione o anno.
Allo stesso tempo, secondo fonti della società russa, il mercato spot rappresenta circa
un quarto delle consegne in Europa.
inoltre se non lo compri dalla Russia, visto che la Norvegia non è in grado di fornire il resto,
(estrarre gas, lavorarlo e spedirlo nei tubi servono tempo e centrali con capacità per farlo
oltre ai tubi che non aumentano di diametro, o di numero, per i riccioli della Von)
è una cosa secondaria, mica paga lei le bollette
"Mi piace""Mi piace"
“Come abbiamo visto, negli ultimi mesi, se non anni, la Russia ha usato l’energia
per fare pressione non solo sull’Ucraina, ma anche sull’Unione Europea.”
ma si fa di funghetti allucinogeni o è così di suo?
che c’entra la Russia con i prezzi al mercato del gas nei Paesi Bassi?
domandi le regole sull’acquisto spot ai suoi sottoposto se vuol sapere
chi ha fatto pressione e chi ne ha tratto beneficio
inoltre, visto quello che ho scritto prima, in futuro saranno i venditori di GLN,
che già normalmente costa molto di più di quello che viaggia per tubi, ad essere avvantaggiati
e, Russia a parte, chi è che vende GLN?
Quatar, nota società per gli LGBTx e gli USA (se riusciranno a fare nuovi impianti e metaniere)
"Mi piace""Mi piace"
Infatti ha fatto confusione. Qualcuno gli ha detto che nel 2030 i Parsi Bassi non daranno piu’ il gas delle piane intorno a Groningen alla Germania, e quello si e’ messo ad almanaccare di par suo, cioe’ di cacca. Il quale e’ pur sempre in quantita’ tali da essere comprato per pararsi il popo’, ma la Merkel comincio’ a lavorare su questo problema dieci anni fa.
"Mi piace""Mi piace"
Leggiti questo Della loggia va!:https://www.maurizioblondet.it/la-nato-si-impegno-a-non-espandersi-diventa-mainstream/
"Mi piace""Mi piace"
Vorrei insistere, e’ cosa per nulla nuova. E’, anzi, la cognizione comune di chiunque tocchi l’argomento.
"Mi piace""Mi piace"
ho scoperto che il resto del carlino s’abbevera dalla Pravda ucraina (il notiziario on line, intendo)
che pare essere uno dei pochi a riportare che aerei ed elicotteri russi sono stati abbattuti
nel Donbas
il che pare strano visto che al momento le notizie -russe- parlano di attacchi mirati ad infrastrutture
militari che riguardano il volo militare (radar, piste e centri per droni -quelli turchi di cui avevo scritto che
servono per la ricognizione di ciò che avviene a terra e per dare le coordinate che servono a mortai
e a grad -lanciarazzi multipli noti come Katjuša-) attacchi che non richiedono la presenza in loco
di mezzi volanti, i razzi generalmente possono venire lanciati da km di distanza e quindi
è possibile farlo quasi restando all’interno del confine russo.
i russi negano l’abbattimento di 1 aereo, non fanno menzione di altri 3 e di elicotteri
ovvio che non so chi ha ragione e chi invece fa propaganda
intanto il gas è andato, ore 8.00 circa, a 1400$ per m3 per le consegne a Marzo, ieri era a 1041
"Mi piace""Mi piace"
La prima vittima di ogni guerra ( chiamiamola così) è la verità.
Certamente si moltiplicheranno, tra l’altro, gli appelli di “richieste di aiuto” da parte di giovanotti e belle blogger più o meno sedicenti giornalisti che troveranno infinito spazio in ogni talk e che tanto hanno funzionato durante le cosiddette”primavere arabe”.
Poi abbiamo visto come è andata a finire…
Per quanto riguarda gli “inviati” già li vediamo in uniforme ed elmetto a … Kiev …
Mi ricordano la Maggioni “embedded” ( cioè a fare da portavoce delle truppe US) di quando ero ragazzina. Le ha portato molto bene per la carriera.
"Mi piace""Mi piace"