Progetto per catalogare tutti gli alcolici con l’etichetta «F», la peggiore in assoluto.

(Carlo Cambi – laverita.info) – È il cigno nero del vino. Gian Marco Centinaio, sottosegretario agricolo della Lega e Luigi Scordamaglia (Filiera Italia) hanno già cominciato a dargli metaforicamente la caccia al grido di «non passerà». Ma la faccenda è seria e ha il profilo neppure troppo simpatico di monsiuer Serge Hercberg, non a caso epidemiologo, che vuole salvare il mondo con il Nutriscore, la famigerata etichetta a semaforo che entusiasma la big pharma della tavola, ma piace troppo a troppi governi europei con Frans Timmermans, vicepresidente della Commissione, che la vorrebbe obbligatoria. Ora al semaforo si aggiunge un bollino nero (dell’infamia?) che mette al bando, come ha cinguettato Hercberg, «tutte le bevande alcoliche; vanno contrassegnate da una F nera riservata esclusivamente alle bevande che contengono alcol anche in piccole quantità».
A Monaco all’Oktberfest con la birra e a Bordeaux con il Merlot devono aver stappato succo di fagioli (Nestlè) dalla felicità! La «F» nera in Europa è sostenuta da Timmermans e da Ursula von der Leyen che con il programma Farm to fork stanno gettando le basi per l’annientamento della zootecnia e la riduzione del 30% dell’agricoltura e della biodiversità peraltro sempre più indirizzata a produrre ecocarburanti. Per mangiare ci vogliono dare cavallette, carne di coccodrillo, farina di camole.
È l’Europa del programma anticancro che mette al bando il vino e azzera la promozione di salumi, formaggi e carni rosse. Non sanno distinguere tra abuso e gusto e si affidano all’etichetta a semaforo. Parlano di salute, ma la ragione vera è che appetiscono le nostre quote di mercato (51 miliardi di export agroalimentare) e hanno in uggia che vendiamo 7 miliardi di vino di cui 2 con il prosecco che toglie mercato alle bibite gasate ed energetiche promosse dal Nutriscore.
Al tweet di Hercberg ha risposto un triplo durissimo cinguettio del consigliere di Filiera Italia Lugi Scordamaglia: «Ma con chi si crede di avere a che fare? Se una parte del Nord Europa non capisce la differenza tra uso e abuso di alcol, se qualcuno non capisce la differenza tra ingozzarsi di prodotti sintetici di scarsa qualità fatti dalle multinazionali che sponsorizzano il Nutriscore invece di mangiare eccellenze alimentari – tra cui i salumi e i formaggi Dop e Igp – educhiamoli! La qualità dei nostri prodotti è qualità della vita, stop a questo semaforo!».

La Coldiretti con il presidente Ettore Prandini si è subito mobilitata a difesa delle nostre bottiglie e non è stato a piangere sul vino versato Centinaio (sottosegretario Mipaaf): «Vorrei sapere cosa pensa Macron dell’ultima proposta lanciata dagli ideatori del Nutriscore. Il presidente francese è d’accordo? Neanche un mese fa ha firmato un lungo elogio del vino, definendolo parte integrante dell’essere francesi e inscindibile dalla loro arte di vivere. Siamo davanti all’ennesima follia di un’etichetta che promuove cibi ultra processati, penalizzando alimenti naturali e salutari come l’olio extravergine di oliva senza tenere in considerazione le quantità consumate. Il vino, in Francia così come per noi, è espressione di cultura e dei territori. Oltre a essere motore economico. Va promosso un consumo moderato e consapevole, non discriminato in modo ottuso un intero settore». Ce n’est qu’un début!
se uno è ottuso e non s’informa sul senso, sulla teoria alla base del semaforo, e gli si affida
per cibarsi direi che sono fatti suoi
– anche se ci sono dei tranelli tipo calcolare il valore dell’assunzione di 100 gr di burro,
un panetto intero, ma chi lo farebbe mai? (a meno di non essere una spia del kgb, opps fsb,
che deve fare ubriacare un obiettivo per motivi di servizio) –
finirà per cibarsi di soia sintetica e plastiche alimentari sentendosi quindi protetto dal
poter contrarre, o peggiorare, malattie.
l’essenziale è che non diventi strumento per politiche alimentari obbligate
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Non sono i semafori che preoccupano ma la deriva a cui portano Il senso è chiaro e si vuole portare a ridurre l’assunzione di certi cibi(anche i più naturali).L’UE è in lotta aperta con il settore agroalimentare italiano perché qualitativamente propone prodotti superiori in seno a tradizioni antichissime.I perché si trovano in ragioni/invidie politiche/territoriali e interessi di enormi produttori d’oltralpe.
Ripeto altresì che la preoccupazione più grande non sono i loro semafori,ma il fatto che non riuscendo a contrastare la nostra infinita e soprattutto capillare produzione sul territorio,questi criminali delle tavole(e non solo),pongano eventuali dazi su dati prodotti…e non sarebbe una novità
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Ma come ha detto sopra l’articolo: dove stanno i Francesi? E gli spagnoli? Gli scozzesi? Irlandesi? gli stessi tedeschi? Oppure per birra e whisky non vale?
E dove sta il governicchio itagliano? L’Ape Di maio che dice, che dice, con il suo export galattico?
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Al netto di tutto, questo il perno del medesimo (che condivido al 101%): “parlano di salute, ma la ragione vera è che appetiscono le nostre quote di mercato (51 miliardi di export agroalimentare) e hanno in uggia che vendiamo 7 miliardi di vino di cui 2 con il prosecco che toglie mercato alle bibite gasate ed energetiche promosse dal Nutriscore”. Che – vorrei far notare – nei bambini causano diabete e obesitá, e negli adulti scompensi cardiaci e ipertensione. Ma il Demonio invece cova nel barbera o nel primitivo di Manduria, quel bastardo.
A questa ennesima luciferina idiozia non deve essere permesso di passare.
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