
(Anna Lombroso per il Simplicissimus) – Quando agli americani venne offerta la scelta tra Trump e Clinton, nessun animale metropolitano, nessun illuminato, non a caso abbeveratosi alla fonte della narrativa minimalista che predica di accontentarsi, ebbe dubbi che la meritevole di fiducia e di speranza fosse lei, una donna volitiva che aveva riconquistato la dignità ferita dalle corna, che dimostrava che era possibile rompere il soffitto di cristallo mettendo a frutto qualità e caratteri maschili, esasperandoli perché si sa, le femmine sono destinate a fare il doppio di qualsiasi maschio per ottenere pari risultati.
La sua sconfitta diede spazio a valanghe di luoghi comuni sull’indole delle etnie periferiche e dell’american farmer, contaminati dal populismo, ma soprattutto sull’incapacità antropologica delle donne di premiare col voto e il consenso il loro genere, avvelenate come sono da invidie e frustrazioni.
Nessuno si soffermò sul fatto che la candidata era l’espressione più feroce, muscolare e virilista dei codici genetici che hanno caratterizzato colonialismo e imperialismo americano, con la pretesa di una superiorità etica che ha autorizzato sangue, guerre di classe esterne e interne per permettere l’imposizione e l’esportazione di uno stile di vita basato sul profitto, lo sfruttamento, le disuguaglianze.
Fu evidente a chi voleva vedere che ragione e sentimento premessero per dare un tardivo ma doveroso riconoscimento a Lady Macbeth, finalmente scesa in campo dopo aver brigato tutta la vita per la scalata al successo e al potere del consorte, più esposto a fermenti della mente e del corpo, meno determinato a soddisfare la sua ambizione e le aspettative dei nobili finanziatori.
Non stupisce che anche qui in attesa dell’ascesa al Colle, si confidi sul poderoso potenziale di rottura degli schemi e degli stereotipi della cultura patriarcale che continua a costituire un caposaldo di ogni regime. rappresentato da una candidatura “gentile” che esibirebbe le credenziali di genere, sensibilità, indole alla cura e all’ascolto, istinto materno che si dispiega nell’inclinazione a esercitare solidarietà disinteressata.
Così non c’è giorno che non spunti fuori qualche nome nella rosa che più rosa di così non si può degli aspiranti all’alta carica Cartabia, Bonino, Bindi, e poi qualche premio Bellisario e qualche avanzi di quota rosa partitica, Casellati o Finocchiaro, Moratti o Pinotti, concessi come un trastullo per noi che siamo spettatori in una remota piccionaia, esclusi dai giochi e dalla lotteria, a illuderci che esista un terreno di confronto più dignitoso del suk, del mercato dei quarti di bue nobilitato da qualche vacca, con tutto il rispetto.
A margine della scelta, se sia meno peggio il golpista inverecondo, grossolano e burbanzoso impegnato a difendere le sue trastole criminali o il golpista a norma di legge e di direttiva europea, addetto a tutelare interessi imperiali, ambedue comunque invischiati e partecipi dello stesso corto circuito che tante volte li ha resi funzionali l’uno all’altro, possiamo dilettarci con le pagelle e i curricula che ovviamente non possono che basarsi su prestazioni e esperienze trascorse.
Macinano consenso tra grandi elettori virtuali e reali, soggetti che non hanno mai corso alcun rischio se non quello di perdere un tacco 10 durante la corsa alla poltroncina ingiustamente negata da sultani e pascià, quelle costrette a qualche rinuncia per far posto a collega maschio secondo le tempistiche dell’avvicendamento nei ruoli chiave, altre che ricordano i dogmi dell’emancipazionismo a intermittenza, ora volontariamente asessuate e pronte a tradire il loro genere con maggiore protervia per far dimenticare il peccato d’origine, donne a pieno titolo quando serve incarnare il ruolo di vittima esposta agli attacchi sessisti a copertura di comportamenti indegni, personali e politici.
Non ne vedo una che possa dare qualche speranza ai dannati della terra: non fanno nemmeno lo sforzo di recuperare certi miti fondativi della cultura delle quote rosa, la Pinotti che dichiara che la pace si conquista attrezzandosi per la guerra. O la Moratti che dopo aver brigato per imporre l’approccio aziendalistico al servizio pubblico e alla scuola, dopo aver messo le basi per la concessione della sua città a cordate corrotte e corruttrici, al monopolio della speculazione applica gli stessi paradigmi per demolire lo stato sociale. O la Bonino, spavalda sacerdotessa della rinuncia di sovranità espropriata, ferina interprete di una cultura dei diritti divisi per gerarchie e graduatorie secondo la quale la conquista di uno compensa la perdita di quelli fondamentali violati e alienati o erogati a pagamento, sicché se si esige quello al lavoro è obbligatorio abiurare a quello alla salute, se si reclama quello alla morte con dignità si deve ragionevolmente abdicare a quello alla cura, così intrisa di una sua personale laicità da accreditarsi in ogni occasione come papessa.
Per non parlare delle vestali del neoliberismo nella notte della democrazia, a cominciare dall’esangue Cartabia, che sparge intorno incenso a mimosa appassita, la cui concezione della giustizia colloca le disuguaglianze nel contesto dei problemi di ordine pubblico, si tratti delle differenze di trattamento tra chi ruba la mela o ha gestito la manutenzione di un ponte, della violenza sulle donne o la loro esclusione dal lavoro.
Anche in questo caso va a sapere se sono peggio le maitresse berlusconiane o rivendicato quelle che hanno conquistato con la fidelizzazione al pensiero dominante e alla sua tirannia, pari opportunità di carriera, mobilità e status sociali e le postulano ma limitatamente alle loro pari, a sancire il collaborazionismo fra liberismo e femminismo “emancipazionista”, un vincolo ben concimato dall’ideologia del “politicamente corretto”.
L’unica candidata alla quale guarderei con fiducia e speranza non è presente in nessuna lista, dal 15 gennaio del 1919, quando Rosa Luxemburg veniva arrestata e poi assassinata.
Anna, grazie per non aver sclerato. Meno felice mi rende la tua scelta ossessiva per la Luxemburg: tu dicevi che come donna ti piaceva ma io so che quando alzavbi il gomito dicevi che tuo padre era suo figlio, illeggittimo, costretto a dissimilare il proprio cognome. Ma poi, sempre ‘sta Rosa, sempre ‘sta fissa della Luxemburg… Vabbe’, tu sai che io sono un poliamore delle guerriere della giustizia (e non un polipo sotto al tavolo, come dicevi tu), per cui ti suggerisco, oggi, lei:
"Mi piace""Mi piace"
grande Anna.
come non innamorarsi di te…!!!
"Mi piace""Mi piace"
Non è che gli Statunitensi non hanno votato la Clinton perchè “stufi della “sinistra”?
Tra l’ altro la Signora era lì perchè “moglie di ” e pure “accettatrice di corna, come le bisnnonne” zitta e perdonante per non perdersi il posticino ovviamente: cosa sarebbe stata col divorzio? Se si cerca un esempio di femminismo, la Clinton non è certo quella giusta!
Giammai! Non l’ hanno votata perchè “donna”, se ci fosse stato un uomo… vittoria a mano bassa… Ma allora perchè i DEM sono stati così stupidi da candidare la Clinton?
Occorrerebbe chiederci due cose. Primo: come mai le donne non votano le altre donne (se le conosci le eviti?)
Secondo: non è infinitamente avvilente che si raggiugano i posti di potere grazie alle “quote” e “perchè donne”?
Terzo: ormai è chiaro come il sole che si approfitta delle “donne” per eleggere persone “gradite” a certi poteri e immanicate fino all’ osso che se fossero maschi mai arriverebbero fin lassù. “Finalmente una donna”! E tutti noi a gioire anche se fosse Rasputin in gonnella; ma ancora di più “gioisce” chi ci ha fatto fessi.
E soprattutto: perchè le donne devono diventare come gli uomini?
Accedere alle gli stessi lavori, praticare gli stessi sport ( mai visto il pugilato femminile? Cassius Clay è assai lontano, e persino Maurizio Stecca…), insomma, “avere la palle” come si dice? Perchè diventare assai spesso ridicole malacopie?
Sai quanto gliene frega lassù dei diritti, delle donne per giunta. E’ sempre il Mercato bellezza! Tutti devono lavorare, i soldi devono girare, e le donne, tra l’ altro, vengono anche pagate meno.
Stare a casa a crescere i figli diventa quindi una vergogna: “Cosa fai?” “La casalinga” massimo del ludibrio, immortalato plasticamente ad usum Delphini dalla famosa “casalinga di Voghera” che a stento sa leggere.
“Ma io vorrei stare a casa e crescere i miei figli, non pulire cessi 8 ore al giorno e consegnare la mia paga al Nido perchè una sconosciuta se ne occupi assieme ad altri quindici!”
“Vergognati, antifemminista e troglodita: ti devi emancipare!”
A questo siamo ridotti, e becchiamo pure.
Chi è “femminista” e fa questi discorsi generalmente ha un lavoro che la soddisfa ed è ben pagato: giornaliste, attrici, opinioniste, politici, o fancazziste con denaro proprio ( o del marito). Dovessero pulire cessi nei Centri Commerciali o negli ospedali oppure fare i turni nelle fabbriche lo troverebbe poco “realizzante”. Ma si sa, tutto è propaganda e così il soldi girano: dall’ operaia alla babysitter, nessuna felice del suo ruolo, in una continua partita di giro. Ma prima o poi i soldi si fermano e mai nelle tasche di una delle due.
Tante donne lo hanno capito, e parlano da “femministe” dopo essere state compagne di notissimi uomini (Maraini) ai quali devono gli esordi, oppure “fidanzate” di Registi o imprenditori, grazie ai quali poi si sono “realizzate”, cioè si sono aperte le strade e coperte le spalle. Vai a vedere le biografie e… sorpresa sorpresa, se anche i natali sono modesti ( la maggioranza però sono “figlie di”) non ci trovi quasi mai un “compagno” operaio o … vigile urbano.Frida Kalo “musa” ( che vuol dire?) di Ribeira, Hilary moglie “perdonante” di Bill,
XYZ frequentante “circoli intellettuali famosi – di uomini – e “musa” fidanzata di quasi tutti, ecc… ecc…
Insomma, “femminista” va bene ma ci sono strade più comode per arrivarci… Ma le altre, quelle che “muse” non sono, si devono “realizzare” con molto meno. Perchè lo stipendio del marito non basta e non hanno autonomia economica.
Questo dovrebbe attizzare le “femministe”: l’ autonomia economica. Tutto sta lì. Se lo stato pagasse alle donne quello che spende per i “Nidi” e i supporti vari, la stragrande maggioranza della donne se ne starebbe a “realizzarsi” tra le mura domestiche, nei primi anni dei figli.
Ma quei soldi vengono considerati “a perdere”, non girano e non si fermano dove serve: crescere i figli non crea PIL.
E poi, vuoi mettere la scuola di Stato o di Chiesa? Più glieli lasci e più sarai “libera di realizzarti” , e loro li cresceranno da brav pecorelle. Pardon, da cittadini responsabili, creativi e accoglienti.
"Mi piace""Mi piace"
Ti meriti uno stato di chiesa, con tutta la poltiglia che hai dentro…
"Mi piace""Mi piace"
Eccolo!
"Mi piace""Mi piace"
Buondì, quali sarebbero le osservazioni critiche su Rosi Bindi?
"Mi piace""Mi piace"
E ora hanno assassinato la rossa Rosa. Chi è il stato non si sa. Aveva difeso i poveri ma i ricchi l hanno mandata nell’aldilà. Grande Brecht!
"Mi piace""Mi piace"
Rosy Bindi ha almeno tentato di fare qualcosa di buono: riformare la Salute pubblica bloccando l’ intramoenia ( e extramoenia). Chi lavora in ospedali sta lì e basta.
Ovviamente non le è andata bene ma ci ha provato, almeno.
Troppo “cattolica” per i miei gusti, però, con tutto quello che ne consegue dal punto di vista politico.
"Mi piace""Mi piace"