(tag43.it) – L’emergenza legata alla pandemia rischia di generarne altre collaterali da non sottovalutare. Una di queste è legata al drastico e drammatico calo degli interventi chirurgici in Italia. La denuncia arriva dalla Sic, la Società italiana di chirurgia, che lancia l’allarme su una riduzione che nella varie Regioni si attesta dal 50 all’80 per cento. Pazienti con tumori o altre patologie rischiano di non poter essere operati a causa dei pochi posti disponibili in terapia intensiva e, in generale, negli ospedali.

Il Covid ferma la chirurgia, scatta l'allarme: «Interventi ridotti dal 50 all'80 per cento». Lo denuncia la Società italiana di chirurgia

Covid, la Sic lancia l’allarme: «Riduzione drammatica»

La Società italiana di chirurgia non ci sta e diffonde i dati per lanciare un grido d’allarme. «Le Aziende sanitarie sono costrette a destinare ampi spazi di ricovero ai pazienti Covid e le terapie intensive sono in gran parte occupate da pazienti principalmente no vax», spiega la Sic, «si assiste all’aggravamento delle patologie tumorali che spesso arrivano tardi in ospedale ormai inoperabili». Il presidente della Società, Francesco Basile, ha voluto manifestare la propria preoccupazione e ha sottolineato che «questa è l’altra faccia del Covid, la riduzione degli interventi chirurgici è drammatica».

Covid, Basile: «Attività ridotta nella media del 50 per cento con punte dell’80»

Per capire in maniera maggiormente fedele la reale situazione vissuta dagli ospedali e dalla chirurgia, basta leggere i numeri. Basile spiega che «l’attività chirurgica in tutta Italia è stata ridotta nella media del 50% con punte dell’80%, riservando ai soli pazienti oncologici e di urgenza gli interventi. Ma spesso non è possibile operare neanche i pazienti con tumore perché non si ha la disponibilità del posto di terapia intensiva nel postoperatorio». Il presidente continua ricordando una situazione, quella del 2020, a cui ci si sta avvicinando nuovamente, con «400mila interventi chirurgici rinviati, notevole aumento del numero dei pazienti in lista di attesa e, ciò che è più pesante, si è assistito all’aggravamento delle patologie tumorali che spesso sono giunte nei mesi successivi in ospedale ormai inoperabili».