Per il docente di malattie infettive dell’Università di Edimburgo è stato un errore pensare che il virus “colpisse tutti: è un’epidemia selettiva”

(reuters)

(VITTORIO SABADIN0 – lastampa.it) – Le lunghe chiusure e i confinamenti per battere il Covid sono stati un errore, e hanno fatto più male che bene. Lo sostiene il professor Mark Woolhouse, esperto di malattie infettive all’Università di Edimburgo, uno dei maggiori epidemiologici del Regno Unito. L’errore più grave è stato quello di pensare che il Covid “colpisse tutti”, mentre invece non si è mai vista un’epidemia più selettiva di questa.

Woolhouse, in un libro di prossima pubblicazione dal titolo “The Year the World Went Mad: A Scientific Memoir” (L’anno in cui il mondo impazzì: una memoria scientifica), indica anche il momento esatto in cui in Gran Bretagna si è compiuto l’errore. È stato il 10 marzo 2020, quando durante una riunione del governo al 10 di Downing Street il ministro Michael Gove disse che il virus non avrebbe discriminato nessuno e che tutti erano a rischio. Niente era più lontano dalla verità. “In effetti – ha detto al ‘Guardian’ lo scienziato – questo è un virus molto discriminatorio. Alcune persone sono molto più a rischio di altre. Quelle con più di 75 anni sono 10.000 volte più a rischio di quelle che hanno meno di 15 anni”.

L’incapacità del governo britannico, ma anche dei governi di quasi tutti gli altri paesi del mondo, di comprendere l’ampio spettro delle risposte individuali al contagio ha portato a decisioni sbagliate, come l’imposizione di blocchi generali di lunga durata. “Abbiamo arrecato gravi danni ai nostri bambini e ai giovani adulti, che sono stati derubati della loro istruzione, del lavoro e della loro esistenza normale. Hanno anche compromesso le loro prospettive future, ereditando una montagna di debito pubblico senza precedenti”. “Tutto questo – ha detto ancora Woolhouse – per proteggere il servizio sanitario nazionale da una malattia che rappresenta una minaccia molto, molto più grande per gli anziani, i fragili e gli infermi che per i giovani e i sani.”

Secondo l’epidemiologo il mondo è rimasto ipnotizzato ed è andato nel panico peggiorando ulteriormente la crisi. Invece di adottare contromisure di precisione, salvaguardando solo chi era veramente a rischio, ha fatto esattamente l’opposto, bloccando tutto e tutti. Sarebbe stato meglio rendere più sicuri i contatti tra le persone, invece che vietarli. Le mascherine e i test, secondo Woolhouse, sarebbero stati sufficienti a tenere a bada il virus.

La decisione di bloccare tutto è stata presa perché per la prima volta nella storia dell’umanità c’erano gli strumenti per farlo: la società può funzionare abbastanza bene con gli acquisti online, con il lavoro da casa e con le videoconferenze. Solo qualche anno fa il sistema sarebbe invece collassato. Ma è stata una scelta pigra, fatta perché non si era in grado di attuare misure di contenimento più adeguate. Le chiusure non sono mai una politica di salute pubblica, dice Woolhouse. Significano piuttosto un fallimento della politica sanitaria.

In alcuni paesi, come la Svezia, si è puntato sulle modifiche volontarie dei comportamenti, che dopo qualche difficoltà iniziale hanno funzionato. Ma questo non significa che si sarebbe dovuto dare retta a chi proponeva di lasciare circolare liberamente il virus, inseguendo la mitica immunità di gregge. Una simile strategia, spiega l’esperto, avrebbe portato a un’epidemia più diffusa di quella sperimentata nel 2020, perché mancava del tutto un piano per proteggere le persone più vulnerabili. Molti soldi sono stati spesi male, quando si sarebbe invece dovuto stanziare fondi per fornire alle famiglie con anziani e malati test di ruotine e indicazioni più precise delle generiche raccomandazioni inviate per lettera. Le badanti e le infermiere che si occupano dell’assistenza domestica sono state lasciate sole. Il governo ha speso una fortuna per uccidere il virus e quasi nulla per proteggere chi dal virus poteva essere ucciso. Bisognava investire sia nella soppressione che nella protezione, ma si è scelta una sola strada.

Con Omicron, tutto è diventato ancora più caotico: è una variante molto meno pericolosa, ma in tv non si fa altro che elencare con aria preoccupata il numero dei contagiati. Si ripetono i vecchi errori e ci si lascia prendere ancora una volta dal panico, invece di proteggere chi ne ha bisogno (compresi i no vax) e liberare dai lacci chi svilupperà con Omicron più o meno i sintomi di un raffreddore. Non ci siamo ancora liberati dal Covid, e se ne diranno ancora tante. Ma forse non è troppo presto per fare i primi bilanci, per capire quali errori si sono fatti, e per non ripeterli la prossima volta.