(Giuseppe Di Maio) – E’ difficile trovare per strada chi la pensa diversamente sulla pandemia. Insomma, all’aria aperta, al lavoro, nei trasporti, negli uffici pubblici, nei mercati, al bar e nei ristoranti, un certo rispetto delle regole impedisce l’eccessiva visibilità dei negatori del virus, dei no-mask, no-vax e no-pass. E soprattutto non sono visibili i complottisti del big pharma, gli assertori della dittatura sanitaria e delle politiche liberticide. Se però si fanno pochi passi senza mascherina, perché forse sei appena uscito dall’auto e ti è sfuggito, c’è sempre qualcuno che ti dice di metterla, magari ti fa solo il gesto, o si allontana da te inorridito.

L’emergenza ha fatto sorgere, o reso visibili, un’infinità di sapienti del virus. Ma la maggioranza di costoro non sono i complottisti e gli oppositori di regime, è quella moltitudine di cittadini che si è fatta un’idea propria della proteina spike, della trasmissibilità del coronavirus, e del valore delle mascherine. E’ quella onnipresente varietà di persone che ha una propria opinione sulla pericolosità del contagio: che ti obbliga a stare lontano ancora qualche centimetro, di metterti di qua, di passare di là, che ti spacca i marroni sugli ingressi e nei corridoi, ed è pronto a darti etichette di scostumato negatore se non ti uniformi alle sue convinzioni bislacche e transitorie. Sono proprio loro, cioè la maggioranza del paese (il basamento della democrazia), che riempiono di adesivi i percorsi obbligati, disseminano le aree pubbliche di paletti e nastri segnaletici, chiamano guardie private a regolare gli accessi, si arrogano poteri fantasiosi, e per conseguenza il diritto di non fare un cazzo a causa dell’emergenza.

Da due anni non si entra al catasto, ci si prenota all’Inps, si fanno le cause on line. Dopo la prenotazione: guardie armate alle porte, l’impiegato sbraitante che ti tiene fuori dell’ufficio, il personale ridotto, il direttore assente per l’aggiornamento. Le relazioni con l’utenza nelle amministrazioni pubbliche e private si sono rarefatte, si scrivono le mail, si telefona, si lavora da casa. E’ il trionfo della mala voglia di lavorare. I diritti dei cittadini nelle mani di un’anarchia legale, in quelle di analfabeti funzionali che ti predicano le cifre del contagio, la difficoltà del dovere, l’irreperibilità delle materie prime, il black out delle comunicazioni, tutto il vangelo dell’emergenza. Se fosse per loro la pandemia non dovrebbe finire mai. E se la pigliano con i trasgressori delle regole, con gli oppositori: no-mask, no-vax, no-pass che invece, ormai è chiaro, affollano solo le pagine dei social.