Repubblica smonta la credenza che gli immunizzati siano protetti dal virus e che vada considerato un untore chiunque non si sia sottoposto all’iniezione. Al Corriere dietrofront sulle capacità di contagio. Sciocchezze ripetute per mesi in tv da esperti e politici.

(Maurizio Belpietro – laverita.info) – «Che il vaccino non basti, nemmeno se vacciniamo quasi tutti, nemmeno se facciamo la terza dose, nemmeno se vacciniamo i bambini, gli studiosi indipendenti lo dicono da parecchio tempo. La novità è che, da qualche giorno, lo riconoscono anche le autorità sanitarie europee». Questa frase non l’ho scritta io, che pure denuncio da mesi il grande inganno che si è voluto far credere agli italiani, ovvero che il vaccino fosse «una garanzia di non contagiarsi e non contagiare», consentendo di elevare i non vaccinati a capro espiatorio. Nemmeno l’hanno scritta Massimo de’ Manzoni, Francesco Borgonovo, Martino Cervo, Daniele Capezzone, Alessandro Rico, Camilla Conti o Patrizia Floder Reitter, cioè i colleghi della Verità che più in questi due anni si sono occupati di Covid e delle molte balle che vengono propinate all’opinione pubblica. No, a firmare l’articolo il cui incipit ho messo tra virgolette è stato il professor Luca Ricolfi, che non è un no vax e neppure un terrapiattista, come si vorrebbe dipingere chiunque muova qualche critica alla campagna vaccinale. Ricolfi è un esperto di numeri, che si muove a proprio agio fra le statistiche e in questi anni, prima che ad alcuni gendarmi dell’informazione venisse in mente di fare affari inventandosi una commissione anti fake news, ha smontato dati alla mano un’infinità di bufale propagandate sulla stampa come se fossero dogmi di fede.

La novità, tuttavia, non è che Ricolfi scriva ciò che noi da mesi spieghiamo, anche perché il professore mesi fa ha dato alle stampe un libro in cui ha demolito la tesi di Giuseppe Conte e dei suoi compagni, secondo cui l’Italia sarebbe un
modello da prendere a esempio nella lotta al Covid. Nel volume, il professore ha messo in fila gli errori e i ritardi che, durante la pandemia, hanno portato il nostro Paese ad avere un tasso di mortalità più elevato di quello di quasi tutti gli altri. Dunque, non mi stupisco che con un editoriale egli smonti una delle credenze che sono state propagandate per mesi, inducendo i vaccinati a ritenersi protetti dal virus e a considerare un untore chiunque non si fosse sottoposto all’iniezione. No, ciò che mi ha sorpreso è stato il fatto che invece di finire a pagina 40, come spesso capitava agli interventi con cui Ricolfi si occupava di spazzar via le bugie diffuse sula stampa mainstream, l’articolo è stato pubblicato sulla prima pagina di Repubblica, nella posizione riservata agli editoriali, ovvero all’opinione della direzione del giornale. Il fondo di Ricolfi che fa a pezzi la retorica dell’ideologia «vaccinara» come soluzione di tutti i problemi, a dire il vero era stato preceduto il giorno prima da un altro articolo, questa volta sulla prima pagina del Corriere della Sera e a firma di Massimo Gramellini, in cui si spiegava che «finalmente», per partecipare ai grandi eventi, si rendevano obbligatori i tamponi anche ai vaccinati, «senza accomodarsi sulla falsa certezza che chi si è sottoposto all’iniezione anti virus è immune dal contagio». A dire il vero, fino all’altro ieri questi falsi concetti erano propagandati a reti unificate come verità assolute e pochi giornali, tra cui il nostro (anzi: forse solo il nostro), si sono impegnati a smentire tali falsità. Politici ed esperti hanno potuto raccontare per mesi in tv una serie di sciocchezze senza che nessuno avesse nulla da obiettare, anche quando le obiezioni erano possibili, anzi doverose, e anche adesso che il grande inganno è svelato, si continuano a prendere per buone le informazioni di chi ha dato già prova di aver diffuso bufale. Prendete ad esempio Pierpaolo Sileri, sottosegretario alla Salute nel governo di Giuseppe Conte e anche in quello di Mario Draghi. L’altro giorno, facendosi scudo con la bandiera italiana, ha detto in un talk show che «uno dei concetti sbagliati che è passato, è che chi è vaccinato contagia zero e questo non è vero, chi è vaccinato e non usa la mascherina e non tiene la distanza ovviamente può far danni anche lui». Peccato che lo stesso Sileri, tre mesi fa, in Senato, avesse detto l’esatto contrario, sostenendo che la tesi secondo cui «i vaccinati si prendono il virus e lo trasmettono è una falsità, una bugia».

Ora, con l’identica disinvoltura con cui distribuivano certezze che si sono dimostrate infondate, gli stessi personaggi sostengono la necessità di vaccinare i bambini anche se i dubbi non sono pochi. E con la stessa sicumera parlano della variante Omicron, addebitando l’aumento dei contagi a un’imprevista complicazione. In realtà, come ha spiegato Ricolfi nel suo articolo, era tutto previsto già da ottobre perché, nonostante il green pass, i dati ci dicevano che i numeri dei contagi erano in aumento. Scrive il professore: «Non ho dubbi sul fatto che entro la fine dell’anno, il governo sarà costretto a chiedere agli italiani ulteriori sacrifici, e magari a capovolgere la comunicazione verso i vaccinati, finora trattati come cittadini da premiare con più libertà, domani forse invitati a essere iper-prudenti a dispetto della vaccinazione». Tuttavia, a differenza di Ricolfi, io di dubbi ne ho e non sull’aumento dei contagi, perché quello è un trend sotto gli occhi di chiunque li voglia tener aperti, ma sul fatto che dal ministero della Salute al Cts riconoscano gli errori commessi in tutti questi mesi.