Perché si continua a parlare di Matteo Renzi a “Otto e mezzo”, contrapposto a Marco Travaglio e Massimo Giannini, mentre non ci si ricorda di Matteo Renzi intervistato una settimana dopo da Massimo Giletti a “Non è l’Arena”? Perché, ovvio, il pubblico della politica apprezza una sana scazzottata molto di più del nuoto sincronizzato.

(di Antonio Padellaro – Il Fatto Quotidiano) – “Vorrei fare un appello: a Giuseppe Conte dategli almeno Rai Gulp”. Battutissima di Matteo Renzi alla Leopolda. Perché si continua a parlare di Matteo Renzi a “Otto e mezzo”, contrapposto a Marco Travaglio e Massimo Giannini, mentre non ci si ricorda di Matteo Renzi intervistato una settimana dopo da Massimo Giletti a “Non è l’Arena”? Perché, ovvio, il pubblico della politica apprezza una sana scazzottata molto di più del nuoto sincronizzato. E, perché, la comunicazione delle mezze misure non funziona mai. Soprattutto quando sei il conferenziere che si fa profumatamente pagare da despoti arabi mandanti di feroci assassinii.

Se al tuo indirizzo della Fondazione Open vengono recapitati articolati progetti per scatenare la “character assassination” contro i 5Stelle e il “Fatto” non puoi un minuto dopo fare Maria Goretti, povera stella, e contorcerti in spiegazioni imbarazzanti che nulla spiegano. Se intendi lasciare traccia (e sei hai le palle per farlo), rivendica semmai il tuo diritto a farti strapagare, per dire, da un Lukashenko o da un Kim Jong-un che troppo diversi da un Bin Salman non sembrano (o a perseguitare i tuoi nemici come meglio ti pare).

Il senatore di Scandicci che preferisce scegliere la comfort zone della Leopolda, ben protetto dalla claque, per vendicarsi dei cattivacci che gli hanno fatto la bua, può al massimo accendere i titoli del giorno dopo ma non migliorare granché la sua (cattiva) reputazione. Quanto a Giletti, il temuto un tempo inquisitore dell’“Arena” Rai, al cospetto dei due Matteo si trasforma nell’intervistatore che strizza l’occhio (a Salvini) e non affonda mai il colpo. Efficace quando a proposito delle nomine Rai, eternamente di stampo politico, dice a Renzi: “Non faccia il vergine e martire”. Ma se poi quello replica rivendicando “la riforma”, non puoi lasciarlo passare indenne. Al Matteo d’Arabia, il Pietro Ammicca dei talk (ricordate il grande Gigi Proietti?) non ha chiesto nulla di Rondolino&compagni. Se pensava di fargli un favore ha reso solo più dimenticabile il colloquio.