(Claudia Osmetti – Libero Quotidiano) – Di annunci ce ne sono a centinaia. Solo scrivendo “Green pass” tra le offerte di lavoro presenti su Indeed, uno dei portali on-line più consultati da chi è in cerca di un impiego, escono 1.625 suggerimenti.

La stragrande maggioranza dei quali è contrassegnata dal bollino rosso (“nuova offerta”) o dalla spunta blu (“candidati facilmente”, massima urgenza): Aaa, controllori cercasi. Ché il certificato verde sta diventando un business e non c’è proprio niente di male: da venerdì sarà necessario esibirlo per entrare in ufficio o in azienda, ma chi vigila sull’effettiva valenza del Qrcode anti-contagio?

Mentre il premier Draghi firma il decreto che ne sancisce l’obbligo sul posto di lavoro, e i partiti litigano sulla durata dei tamponi, gli imprenditori di tutto il Paese non perdono tempo.

CORSA AI RIPARI

Al contrario, corrono a prepararsi. Son fatti così, dopo tutto: non devi mica metterti a spiegar loro che senza organizzazione, una ditta, è bella che spacciata. E infatti stanno assumendo valanghe di “supervisori”, da Nord a Sud: gente specializzata che si farà carico dei controlli, delle verifiche, delle beghe burocratiche. Da Vicenza (in Veneto) a Cles (in Trentino Alto Adige). Da Corsico (in Lombardia) a Baggiovara (in Emilia Romagna). Ma pure ad Asti (in Piemonte), a Bari (in Puglia), a Latina (nel Lazio).

Il profilo che va a ruba è sempre lo stesso: tocca avere disponibilità almeno cinque giorni a settimana; snocciolare con facilità una certa conoscenza della normativa sanitaria in merito ai protocolli di sicurezza per il Covid-19; dimostrare di possedere dimestichezza nell’uso degli smartphone e dei tablet e – ovviamente – essere in possesso di un green pass personale.

Ché il controllore è il primo a dover dare l’esempio, non si scappa. Per il resto, è tutto di guadagnato: nel senso che lo stipendio varia tra i 500 e i 1.200 euro al mese (dipende se l’ingaggio è full o part-time), il contratto è a tempo determinato e gli orari non impicciano mai l’intera giornata. Signori, col certificato verde è nata addirittura una nuova professione e non è notizia delle ultime ore.

Certo, le disposizioni che scatteranno nel fine settimana han dato la spinta alle richieste, ma i più svegli se ne sono accorti già queste estate, ché il mercato era pronto a “sfruttare” la pandemia: quantomeno sul lato portafoglio.

A Milano, la Milano che non dorme mai e che è il motore economico d’Italia, da qualche mese a questa parte, alcuni alberghi, mense aziendali, cliniche e ospizi han piazzato al loro ingresso un “controllore del green pass”, regolarmente assunto, che di lavoro fa appunto quello, scannerizza i certificati. Modello “buttafuori” al servizio della sicurezza sanitaria, roba con cui non si scherza.

Le aziende di Treviso che cercano figure simili specificano che ci vuole “buona forma fisica”. Invece i colleghi di Trento puntano sulla «voglia di lavorare» (e, per inciso, dopo un anno e mezzo di crisi e smart-working, evviva tutte le nuove opportunità che si presentano sul tavolo); a Lecco la ricerca del personale si spinge a chiedere «un’ottima condotta morale» per esercitare il ruolo di controllore.

Niente chiacchiere e tutto distintivo. Digitale, son i tempi che corrono. C’è anche chi inizia a tirare le somme, come Stefano Orsini, il direttore commerciale di Sogest Italia, una delle ditte private che, da noi, si occupano di sicurezza.

ASSUNZIONI

«Nell’ultima settimana», ammette in un’intervista rilasciata appunto sul tema, «su un organico base di un migliaio di persone, per le tante richieste ricevute, abbiamo inserito quasi un 30% di lavoratori in più». Capito l’antifona? L’aumento del 30%. In una settimana.

Loro, alla Sogest, fanno le cose a puntino: «Mettiamo a disposizione divisa, tesserino e smartphone con l’app VerificaC19 per il controllo». Però, a conti fatti, basta molto meno: una connessione a internet decente e un pizzico di pazienza. Quella serve ovunque, tra l’altro. Non gridate alla vergogna, non c’è nulla di scandalosamente cinico: la pandemia ci ha messo in ginocchio, è vero. Ma ne stiamo uscendo. Son tutti segnali.