(Marco Cremonesi – corriere.it) – «Siamo la regione che ha fatto più tamponi di tutti, ma l’assalto alla diligenza anche no». Luca Zaia ieri ha annunciato che la stagione dei tamponi gratuiti pagati dalla Regione è finita: da martedì si pagherà da 8 a 22 euro. Il governatore del Veneto non è pentito: «Ma il tampone gratis non può essere la risorsa alternativa di chi vuole andarsi a mangiare una pizza senza vaccinarsi».

Insomma, era un regalo ai no vax?
«Il Veneto non è una Regione che vive di fondamentalismi, più di mille anni di Repubblica venezia sono lì a dimostrarlo: siamo sempre stati inclusivi e tolleranti verso le opinioni diverse. Detto questo, si deve anche poter dire che i vaccini servono senza venire aggrediti».

Non avete fatto un regalo a chi non voleva vaccinarsi?
«Ma no. Noi abbiamo detto subito che questa ondata avrebbe avuto caratteristiche particolari, in giro leggevi chi parlava di apocalisse in arrivo. Il ministero aveva previsto una certa quantità di tamponi, 150 al giorno ogni 100mila abitanti. E noi quello abbiamo fatto, anzi di più: in due mesi abbiamo superato il milione di tamponi. Chiunque poteva presentarsi quando e dove voleva, e siamo stati l’unica regione che lo ha fatto. Io lo considero un lavoro di squadra dei veneti, di cui sono soddisfatto».

Poi che cosa è cambiato?
«È arrivato il Green pass. Il tampone è diventato l’occasione per uscire senza bisogno di vaccinazione. Risultato, un assalto alla diligenza, ondate senza senza senso: venerdì scorso abbiamo dovuto fare 52mila tamponi. Ma noi abbiamo il dovere di farli agli ammalati, a chi ha avuto contatti con i malati, ai lavoratori della sanità e delle case di riposo e anche chi va a trovare i congiunti in queste strutture. Ma continuando come prima, avremmo mandato la macchina al collasso».

Ne avranno approfittato parecchi anti vaccinisti…
«Lapalissiano. Più di qualcuno che non si vuol vaccinare ha visto questa opportunità come una scappatoia gratis. Ma le situazioni sono articolate, quelli che per qualche motivo non hanno potuto vaccinarsi, quelli che vaccinati non riescono ad avere il green pass… Ma io devo dire che i veneti sono già vaccinati al 75% e presto questa percentuale salirà ancora».

Vogliamo dirlo che i vaccini funzionano?
«La scelta fatta dalla stragrande maggioranza dei veneti si è tradotta in un argine per tutta la comunità. Se non avessimo il popolo dei vaccinati, oggi non avremmo gli ospedali semivuoti».

È favorevole al Green pass nei luoghi di lavoro?
«Io sono molto laico, penso che le parti debbano trovare un accordo: datori di lavoro, sindacati e comunità scientifica. Di certo, se avessimo tutti vaccinati i rischi sarebbero compressi al minimo».

È un sì?
«Io sono un inguaribile ottimista, penso che l’accesso volontario ai vaccini sia un fatto di civiltà, ma penso anche che stiamo rinunciando a combattere. Fake news e veri e propri deliri non sono stati contrastati punto per punto. Mi ricordo che negli anni Settanta c’erano le manifestazioni per chiedere i vaccini».

E gli insegnanti? È giusto l’obbligo di Green pass?
«Sono educatori, in qualche modo sono istituzione. Gli irriducibili non aiutano a indicare la via. Come quando sono i medici ad essere no vax: il danno sull’opinione pubblica è deflagrante. E’ umano aver paura, anch’io non ero contento di vaccinarmi, ma l’ho fatto con convinzione: per me e per chi mi sta vicino».

Se ne sta ricominciando a parlare: lei è d’accordo con il reddito di cittadinanza?
«Non è una novità italiana, in altri paesi esiste. Però, abbiamo capito che così come è stato introdotto, ha consentito ad alcuni di lucrare a carico della comunità senza effetti vistosi sull’occupazione: difficile trovare lavoro guardando la tv. La strada era la defiscalizzazione delle assunzioni, con qualche misura per evitare i turn over di opportunità».

Ieri il ministro Orlando ha incontrato i sindacati sul tema degli ammortizzatori sociali. Da presidente di una Regione ricca di imprese, che cosa si attende?
«Credo che questa sia una riforma delle riforme, fondamentale anche in vista del Pnrr. Parlarne oggi è impossibile, ma io credo debba essere rispettosa di chi si è spaccato la schiena per fare grande questo paese. E deve essere di buon senso e di modernità».