“C’è Draghi perché la politica ha fatto fallimento. Questa frase che risuona di bocca in bocca nel concerto dei commentatori supini, cantori di regime, è falsa e pericolosissima. Chiunque abbia memoria ricorderà che quella stessa frase precedette la marcia su Roma”.

Italy’s new Prime Minister Mario Draghi addresses deputies before submitting his government to a vote of confidence, in the Italian Parliament in Rome on February 18, 2021. – Italian Prime Minister Mario Draghi was set on February 18, 2021 to win the final parliamentary seal of approval for his government, allowing him to focus on his country’s unprecedented health and economic crisis. (Photo by GUGLIELMO MANGIAPANE / POOL / AFP) (Photo by GUGLIELMO MANGIAPANE/POOL/AFP via Getty Images)

(pressreader.com) – di Antonello Caporale – Il Fatto Quotidiano – “C’è Draghi perchè la politica ha fatto fallimento. Questa frase che risuona di bocca in bocca nel concerto dei commentatori supini, cantori di regime, è falsa e pericolosissima. Chiunque abbia memoria ricorderà che quella stessa frase precedette la marcia su Roma”.

Professor Luciano Canfora, è indubitabile che i partiti siano infragiliti, ridotti a pura testimonianza, e incapaci di esprimere un governo.

Ripeto che è una frase non solo pericolosa ma dal sapore schiettamente qualunquista, da respingere, e pure contraria alla verità dei fatti, alla cronaca di questi ultimi mesi che hanno preceduto l’avvento del governo Draghi.

Anche lei ha la testa rivolta all’indietro? Anche lei non si rassegna?

Dico che Mario Draghi è l’uomo di cui l’élite dirigente europea si fidava per gestire tutti i quattrini in arrivo. Era una condizione imprescindibile per rendere disponibile questo tesoretto. Renzi ha avuto il ruolo dello scassinatore, ma altri erano i registi dell’operazione. E ci sono elementi curiosi che riflettono questa anomalia. L’anno scorso, esattamente il 20 luglio, Mario Monti sul Corriere avvertiva che avremmo avuto bisogno, per godere dei finanziamenti europei, della ratifica finale di tutti i ventisette Parlamenti nazionali. Avremmo dunque dovuto superare la prova dei Paesi cosiddetti frugali, innanzitutto l’Olanda di quel Rutte, il premier che avversò fieramente il Recovery. E invece abbiamo scoperto con Draghi che la pratica si è chiusa in un battibaleno. Altro che Parlamenti, è bastata la controfirma della Von der Leyen, giunta fulmineamente. Stranezze, vero?

È stato Beppe Grillo a dire che Giuseppe Conte non ha nulla del rivoluzionario, non è altro che un “avvocato democristiano”.

Ma lui non capisce niente, è un sensitivo.

Risponda all’accusa di democristianità.

Perché Draghi cos’è? Abbiamo un bouquet talmente ricco di figure iscritte di diritto nel registro della Dc che fa sorridere questo giudizio. A me Conte sembrava abbastanza capace.

Adesso abbiamo Draghi.

Con una concentrazione di poteri che neanche Stalin… Tra un po’ sceglierà se fare solo il presidente del Consiglio o anche quello della Repubblica. Come De Gasperi prima dell’elezione di De Nicola a capo provvisorio dello Stato. Magari, se dovesse optare per il Quirinale, un Ainis qualunque scoprirà poteri presidenziali finora sconosciuti a noi tutti. Ma ci sono tante possibili varianti che non muteranno l’affidamento a lui di un potere assoluto, monarchico. E questo è pericoloso.

Per esempio?

Beh, potrebbe pensare di sistemare la Cartabia al Quirinale e tenersi palazzo Chigi. O fare l’inverso. Oppure puntare, come credo, a Bruxelles, il luogo dei suoi desideri. Sceglierà in completa autonomia, sottraendosi al confronto, al controllo e anche al conflitto politico, come si usa nelle democrazie.

Lei pensa che questo Parlamento sarebbe in grado?

Io penso che se Renzi non avesse scassinato, con una pura operazione di appoggio a uno schema estraneo al naturale conflitto parlamentare, il governo Conte, il centro-sinistra avrebbe potuto contendere al centrodestra il governo del Paese alle prossime politiche. E penso che si sarebbe dovuto votare se fosse risultata chiara l’impossibilità di proseguire. Ma Mattarella ha ritenuto diversamente. Lui pensa – chissà – al 2088 come prima data utile. E adesso tutto è nelle mani di Draghi.

Il sovrano.

È così. D’altronde a lui sono permesse cose che prima facevano inorridire. Si pensi solo al prolungamento dello stato d’emergenza. Il buon Cassese, il sofo dei sofi, censurava inorridito. Era il peggio del peggio. Eppure la pandemia correva forte. Adesso è silente, distratto.

Draghi è Draghi.

Ah sì, come ho sentito in tv da una signora entusiasta, credo si chiami Boralevi: lui non è un uomo, è un curriculum.