CHIUSURA DELLA CAMPAGNA ELETTORALE DEL M5S MOVIMENTO 5 CINQUE STELLE

(Giuseppe Di Maio) – E direi che può andare; il Movimento diventa partito. Io non l’avrei scritto così, ma io mi chiamo solo Giuseppe. Con il nuovo Statuto finalmente il guazzabuglio di Grillo ha avuto un ordine, una forma e un indirizzo che si era temuto avessero potuto prendere altre direzioni. Le stelle del Movimento fanno definitivamente parte della storia. Acqua, ambiente, trasporti, connettività e sviluppo, sono orientamenti pratici di una rivoluzione che ha avuto anche una sistemazione concettuale e ideologica. Ora finalmente le stelle parlano di ordine sociale, di cittadinanza, di mitigazione della disuguaglianza. E la stella polare delle cinque è la giustizia sociale. Dimostrando che il loro progetto era nato per sostituire la sinistra non per aggiungersi alla pletora delle proposte politiche nazionali. E tantomeno per regalare equivoci elettorali al serbatoio reazionario e alla destra ignorante.

Attraverso lo Statuto di Conte, la Carta costituzionale riprende vita. Essa trova nella sua idea di partito l’attuazione dei principi che i padri costituenti avevano dichiarato dopo il disastro del Fascismo e della guerra. E ciò che si erano augurati, oggi può insomma diventare programma. La persona umana e il cittadino sono il centro dell’azione amministrativa, la loro felicità e la concretezza della loro esistenza trovano nel nuovo Statuto il vero progetto della politica. E fatto unico, come se l’autore avesse recepito il succo delle encicliche dalla “Centesimus annus” in poi, si dichiara esplicitamente che “il modello di sviluppo capitalistico affidato alla piena libertà del mercato non è in grado di garantire equità sociale…”. Si stabilisce, una volta per tutte, che è compito della politica, cioè della volontà generale, il governo dell’economia e della società. Il bene comune non può essere un effetto meccanico della vita del Capitale, ma un’intesa cosciente e volontaria delle forze sociali e produttive dell’intera comunità.

Il dibattito che di qui si aprirà sulla disposta diarchia, non è interessante. La figura di Presidente, come si conviene a una persona avvezza alle leggi e alle norme statutarie, è in tutto e per tutto quella di un segretario di un partito tradizionale, e il Garante, un presidente onorario con alcune funzioni di censura e interpretazione autentica delle norme statutarie. Insomma Grillo è stato definitivamente estromesso dalla formazione della linea politica, ed è persino destituibile dall’Assemblea. Ma queste ora sono questioni di second’ordine. Ciò che interessa è che il M5S sia approdato all’ordine, all’età della ragione, e che si sia dato un assetto non sentimentale ma sistematico. Il primo soggetto a rosicare per l’avvenuta trasformazione, non è certo la destra, che in questo modo mette definitivamente al sicuro il suo elettorato. Ma è proprio la sinistra piddina, che ha recepito l’implicita dichiarazione di guerra del nuovo Movimento, e che, con il suo segretario ondivago e vaporoso che parla di giustizia sociale e approva la riforma Cartabia, si appresta a essere smascherata come ulteriore destra conservatrice.