In Italia (culla della tragica burletta fascista) si sta provando a sperimentare la dittatura per grazia ricevuta. Consiste nell’implorare Mario Draghi affinché metta da parte le inutili ritrosie e si convinca ad assumere una buona volta nelle sue mani i pieni poteri.

(pressreader.com) – di Antonio Padellaro – Il Fatto Quotidiano – Grosso modo esistono due tipi di dittature golpiste: quelle tragiche imposte con la forza (blindati nelle strade, oppositori in galera e cose del genere), e quelle frutto di trame e cospirazioni che magari finiscono in burletta (il film, “Vogliamo i colonnelli”). In Italia (culla della tragica burletta fascista) si sta provando a sperimentare la dittatura per grazia ricevuta. Consiste nell’implorare Mario Draghi affinché metta da parte le inutili ritrosie e si convinca ad assumere una buona volta nelle sue mani i pieni poteri. Sì, quegli stessi pieni poteri che un paio di estati fa annunciava Matteo Salvini da una spiaggia romagnola, subito subissato da fischi e pernacchie dai grandi giornali sconcertati da un tizio che pretendeva di abolire la democrazia stando in braghette e sorseggiando un mojito. Su Draghi, che indubbiamente veste in maniera più consona, le attese per una svolta autoritaria sono tali che l’informazione di cui sopra cerca impaziente di forzargli la mano. Ecco un paio di titoli, giusto per spiegare questo desiderio di sottomissione. “Rai, Draghi tira dritto su ad e presidente” (Adnkronos); “Draghi tira dritto sulla giustizia” (“La Stampa”). Ora, per il poco che conosciamo il premier non ce lo vediamo mentre in Consiglio dei ministri redarguisce quei rompiscatole dei grillini dicendo: fate come volete perché io tiro dritto! O al supermercato che ignora la fila proclamando: sia ben chiaro io tiro dritto! Anche perché egli certo non ignora che il “noi tireremo diritto!” fu lo slogan coniato da Benito Mussolini dallo storico balcone dopo le sanzioni imposte all’Italia dalla Società delle Nazioni. Frase talmente di successo da ispirare a E. A. Mario una festosa canzoncina dalle strofe trascinanti: “Noi tireremo diritto, farem quel che il Duce ha detto e scritto, serenamente rimarremo paria, figli di questa Italia proletaria, serena e forte contro tutte le viltà”. Un inno alla necessaria sobrietà (per scarsezza di viveri) che incitava a non demordere (se non si riusciva a mordere): “Noi tireremo diritto, né mai ci mostrerem col viso afflitto. La carne manca? Poco ci rincresce! Abbiam tre mari abbiamo tanto pesce che, a chi lo vuole, lo possiamo regalar”. Diciamolo, in questo clima di fervido orgoglio nazionale, in vista della partita degli Azzurri a Wembley, un tonante “Dio stramaledica gli inglesi”, evidenziato da tutta la stampa patriottica, non ci starebbe a pennello?