(Huffpost) – Giuseppe Conte vuole rendere i poteri di Beppe Grillo “coerenti con la nuova organizzazione. Ma il garante non può che essere Grillo e il ruolo sarà lo stesso che aveva prima. Non vedo una contrapposizione, ma una concorrenza di interessi per garantire che il M5S possa stare sulla scena politica con una organizzazione più strutturata”. Lo afferma Stefano Patuanelli, ministro delle Politiche agricole e forestali, intervistato dal Corriere della Sera, aggiungendo che il nuovo Movimento non diventerà una ‘mini Dc’: “Conte è moderato nei modi, ma estremamente radicale nei principi e nelle idee. Un moderato con la schiena dritta, inflessibile sui principi etici e morali”.

Patuanelli spiega che “non c’è nessun dualismo tra Di Maio e Conte, lavorando a contatto con entrambi vedo una sintonia di intenti che mi fa ben sperare per il futuro”. 

Con il Governo Draghi “il Movimento patisce come patiscono le altre forze politiche, perché è un Governo atipico con tutti dentro. In Consiglio dei ministri c’è tanta politica. Poi c’è un premier non politico che decide, non sempre facendo la sintesi, ma scegliendo la cosa che per lui e la sua struttura è giusta. E se nella prima fase era difficile trovare gli equilibri, le cose migliorano di settimana in settimana”.

Ad esempio, “sulla giustizia non accetteremo mediazioni al ribasso”… “Il ruolo della ministra Cartabia sarà determinante, ma si vedrà in Parlamento quali maggioranze si formano e su quale riforma. Se faremo le barricate per difendere la prescrizione di Bonafede? L’intesa raggiunta nel precedente governo è l’unico punto di caduta possibile”.

“Io non sono tra quelli che sostengono che il Movimento deve essere ago della bilancia tra destra e sinistra e che si possa governare con gli uni e con gli altri. Io sostengo l’alleanza con il centrosinistra – prosegue Stefano Patuanelli – perché penso che i temi che sono nel nostro Dna, dall’innovazione ai diritti dei più deboli che sono anche i commercianti, gli artigiani e le partite Iva, appartengono a quell’area e non alla destra”. E riguardo all’alleanza con i dem, aggiunge: “Conte lo ha detto bene, non ci deve essere una fusione a freddo col Pd, ma un dialogo sui territori, sui temi e le cose da fare assieme. Dove ci sono le condizioni, come a Napoli, Bologna, Pordenone e in Calabria lo facciamo, dove non è possibile, come a Roma e a Torino, non si fa. Ma il dialogo sta crescendo”.