(Franco Stefanoni – il Corriere della Sera) – «Si può cambiare idea sulla Cina, anche se rivendico quanto fatto con la Via della seta». Manlio Di Stefano, M5S, è sottosegretario agli Esteri dal 2018, in tre governi.

In questi anni, l’ Italia ha cercato di facilitare i rapporti commerciali con la Cina. Dopo il G7 e le parole di Draghi, cambia qualcosa?

«C’ è un fraintendimento diffuso: nulla c’ entra l’ accordo promozionale della primavera 2019, noto come Via della seta, con quanto detto dal premier ora. Al G7 è stato avviato un percorso di riequilibrio dei rapporti con Pechino, in linea con l’ azione di Ue e Usa, che condivido.

Nel 2019 e nel giugno 2020, anno del Patto per l’ export, con il governo Conte abbiamo tuttavia avuto idee giuste nei confronti della Cina. Rivendico ciò che anch’ io dissi, e i dati mi danno ragione».

Lei fu criticato perché troppo «aperturista» con lo Stato cinese.

«Io ho sempre sostenuto gli scambi multilaterali, ma le cose nel tempo possono cambiare. L’ Italia non è supina a Pechino. Loro massimizzano l’ export, con regole del gioco però che non sono le nostre. Basti pensare al rispetto dell’ ambiente o al fatto che la Cina ostacola il libero ingresso di aziende straniere».

Beppe Grillo è intervenuto parlando di «parate ideologiche» nei confronti di Pechino, e ha ospitato sul suo blog posizioni politiche concilianti con la Cina.

«Grillo nel tempo ha avuto le sue idee, e le ha espresse anche quando il M5S faceva esattamente l’ opposto».