Chi rappresenterà quel 35% critico col governo e la gestione della pandemia che nessuno fa vedere? I giornalisti non guardiani del potere? Male per la democrazia

(di Antonio Amorosi – affaritaliani.it) – Durante la pandemia le tv e i tg non danno spazio alle opinioni critiche nel Paese che corrispondono a un 30-35% della popolazione. Questo in sintesi l’affondo che Michele Santoro sta sferrando da settimana ai media italiani. Ospite nei vari programmi televisivi di maggior share per la presentazione del suo libro Nient’altro che la verità, su politica e potere con al centro il killer della mafia Maurizio Avola, il giornalista ha più volte posto l’allarme sulla tenuta democratica e le restrizioni delle libertà in Italia.

Di recente la società Ipsos ha pubblicato un sondaggio dove ha chiesto agli italiani un giudizio sulla campagna di vaccinazione anti-Covid nel nostro Paese? Il 19% degli intervistati ha espresso un parere negativo, un altro 19% non ha espresso opinioni o non sa. Anche Demopolis per il programma Otto e mezzo su La 7 condotto da Lilli Gruber ha chiesto agli italiani perché non si siano ancora vaccinati. Il 25% ha risposto che non si fida ed ha timori di effetti collaterali, il 18% che i contagi sono diminuiti e non serve più vaccinarsi e un 20% non ho voluto fare il vaccino AstraZeneca. Numeri significativi, eppure parliamo di voci mai sentite nei tg e nei programmi di approfondimento che quasi a reti unificate invitano alla vaccinazione e raccontano di campagne di massa senza dubbi e dissensi.

“Se a te stanno bene i telegiornali che non danno spazio a opinioni critiche che ci sono e che corrisponde al 30-35% dell’opinione pubblica… dimmi tu se questo è normale”, ha reagito Santoro domenica scorsa da Lucia Annunziata a Mezz’ora in più, quando la giornalista di Rai 3 ha replicato offesa per le critiche su come i media hanno informato durante il Covid.

Dovrebbe essere un dovere sentire le voci critiche, per capire come meglio agire e come uscire dal quadro disastroso. Eppure si è fatta la scelta contraria. Ogni relazione interpersonale è diventata sinonimo di contagio. Ogni critica un intralcio alla soluzione dei problemi. E’ venuto a mancare ogni margine di libertà, ed è rimasta quella di esprimersi in rete tramite gli algoritmi delle varie multinazionali del web.

“I giornalisti dovrebbero controllare quello che fanno politici e scienziati”, ha detto Santoro su La 7 a Di Martedì da Giovanni Floris, “ma se essi da agenti di controllo si trasformano in comunicatori allora si evidenzia un unico patto che tiene insieme tutti”.

La riflessione dovrebbe farci interrogare, al di là dell’orientamento politico di ognuno, sulla gestione che i gruppi dirigenti hanno fatto della pandemia, tra approssimazioni, teorie confutabili, ipotesi su cui piegare i comportamenti collettivi seguiti da inquietanti mancanze di scrupoli nelle profilassi raffazzonate più o meno adottate. In realtà quanto è accaduto in questo anno e mezzo ha inflitto un colpo mortale alle istituzioni liberali, abituando le popolazioni a pensare che problemi gravi come il Covid si risolvano con la mancanza delle libertà fondamentali (di privacy, di movimento, di associazione, nel poter fare economia e lavorare, ecc…). Il “patto unico” di cui parla Santoro e che ha tenuto insieme giornalisti, scienziati e politici è un problema per la democrazia. E chiudersi a riccio difendendosi, come fanno molti quando sentono le critiche di Santoro, non aiuta a uscire dal clima di terrore sanitario inferto alla popolazione. Insistere in questa direzione renderà più grandi i problemi, così come la mancanza di libertà.

Ma la realtà riserva sempre delle sorprese, si spera più stimolanti di quanto sia stata quella terribile del Covid. Finita la società come la immaginavamo un tempo, morti i partiti, decedute le classiche agorà, manifestatasi come farsa la democrazia diretta on line, imbrigliato internet dalle multinazionali del web, moribondi i talk, chi rappresenterà questo 35% di cui parla Santoro? Chi raccoglierà questo dissenso critico trasversale che circola nella società e che nessuno accoglie come dovrebbe in una democrazia? In che modo? Ci sarà una modalità diversa di fare politica? Un nuovo modello di spazio mediatico di informazione e non di comunicazione?

Il Covid è stato un banco di prova per capire quanto è libera la nostra democrazia. E’ poca libera.

Ricordando che, a torto o a ragione, se i cittadini sono critici, sfiduciati, ostili o anche solo non capiscono, non scompariranno perché li si nasconde dalla rappresentazione mediatica. Oltre i media esiste ancora, non sappiamo per quanto, la vita reale e le persone in carne e ossa. E queste non possono essere sottomesse per tempi lunghi, senza diritti, almeno nelle democrazie occidentali che hanno conquistato alcune libertà da decenni. “Non si può essere completamente nelle mani del potere”, ha spiegato Santoro. Dalle sue parole andrebbero tratte le conseguenze.