(di Silvia Truzzi – Il Fatto Quotidiano) – E quindi alla fine si è capito di che natura è il governo dei tecnici, dei migliori, dei fuoriclasse, dei campioni e altri aggettivi profumati d’incenso di cui abbiamo perso il conto in quell’orgia servile che è diventato il sistema dell’informazione.
È un governo tecnicamente di destra, che si fa trovare sull’attenti quando chiama Confindustria: se qualcuno aveva dei dubbi, la surreale vicenda della proroga del blocco dei licenziamenti lo dimostra benissimo.
Il divieto non sarà rinviato a fine agosto, come aveva proposto il ministro del Lavoro in Consiglio dei ministri durante la discussione sul decreto Sostegni bis.
Brevemente: la proposta di Orlando prorogava il blocco dei licenziamenti (che “scade” a fine giugno) fino al 28 agosto per le imprese che chiedono la Cig Covid entro giugno e rendeva gratuita la Cig ordinaria se chi la usa decide di non licenziare.
Non sarà così.
Come mai? È stato “L’inganno di Orlando” (che non è un poema cavalleresco, bensì il titolo che domenica campeggiava sul Sole 24 Ore, house organ di Confindustria, per sventare il complotto contro la libertà d’impresa).
La tesi è che l’infido comunista mangia bambini Orlando abbia fatto tutto da solo col favore delle tenebre, inserendo nottetempo la misura incriminata sotto dettatura dell’Internazionale comunista.
Diciamo che l’aderenza alla realtà non è un problema né dei mandanti né degli spacciatori di bugie, dato che la mini-proproga d’agosto era già stata presentata in conferenza stampa da Orlando stesso, con il premier Draghi al suo fianco.
In realtà Confindustria che smania per tornare ad avere le mani libere e liberiste, ha fatto sentire la sua voce che a Palazzo Chigi risuona assai meglio di quella dei sindacati (e non solo per l’arroganza degli industriali).
Così l’allungamento è saltato.
Cosa succederà adesso?
Più o meno (andiamo per deduzioni perché nella migliore tradizione degli ultimi anni, da Monti in poi, di testi licenziati in Cdm non ce ne sono) che le aziende che stanno uscendo dalla crisi potranno licenziare già a luglio.
Cosa che, stando ai toni ultimativi e avvelenati di questi giorni, succederà proprio la mattina del 1º luglio.
E dire che di quel decreto che vale 40 miliardi, buona parte sono destinati a favore delle imprese.
Come ben spiegavano ieri le cronache del Fatto, anche i 4,5 miliardi che compongono il pacchetto lavoro sono costituiti soprattutto da sgravi alle aziende: “Secondo le stime di Banca d’Italia e ministero del Lavoro finora il blocco ha preservato 360 mila posti di lavoro; se a questi evitati aggiungiamo gli esuberi provocati dalla crisi, arriveremmo a 577 mila licenziamenti potenziali”.
Tra aprile e dicembre 2020 – i primi nove mesi di blocco – abbiamo comunque avuto 224 mila licenziamenti economici e, nell’ultimo semestre, sono aumentati del 21% quelli disciplinari (non vietati).
Nonostante la marcia indietro del governo, la Confindustria non placa il suo furore.
Ieri i mejo giornali erano pieni dei resoconti dell’indignazione del presidente degli industriali Bonomi per il “voltafaccia” di Orlando (che usa il ministero “per fini di parte”) e per “l’imbarazzo” di Draghi” (ma vi pare che un fuoriclasse come lui si debba occupare di queste cosucce?).
Non è finita: c’è pure il “danno di immagine” per il Paese, che cambia le regole in corsa, “proprio in un momento delicato come questo, col Recovery plan che sta per partire”.
Forse, non paghi dei sostegni del decreto Sostegni, chiederanno anche un risarcimento per il danno d’immagine. Senza dire del clima di “tensione sociale” e di “guerra di tutti contro tutti” voluto da Cgil e Pd (magari, diciamo noi).
Il guaio è che a breve la tensione sociale ci sarà davvero, ma non sui giornali.