(Dott. Paolo Caruso) – IL 25 aprile è la giornata celebrativa della festa di liberazione dal nazifascismo avvenuta nel 1945, una data essenziale della nostra storia, e dei valori di libertà a cui devono specchiarsi le giovani generazioni. Tale data simbolo coincise con l’inizio della ritirata dei soldati nazisti e fascisti dalla repubblica di Salò, dalle città di Milano e Torino, e da vasti territori del settentrione d’Italia, dopo che la popolazione si era ribellata e i partigiani avevano intensificato la lotta contro l’oppressore. Il tutto sfociò in una guerra civile sanguinosa, un momento veramente buio per l’Italia in cui si combatteva di porta in porta, si tramava nelle stesse famiglie, e si versava sangue fratricida tra componenti di diversa tendenza politica dello stesso nucleo familiare. E’ la festa più importante per il nostro Paese in cui si celebra la liberazione dalla dittatura fascista dopo le lotte partigiane e la Resistenza che portarono l’Italia fuori dalle macerie del ventennio fascista e della seconda guerra mondiale verso un unico  contesto di democrazia e libertà. Questa ricorrenza deve farci riflettere quanto grandi e illuminati siano stati i politici di allora che, anche se appartenenti a orientamenti contrapposti, comunisti, cattolici, azionisti, repubblicani, anarchici, sacrificarono parte delle loro idee per il bene comune e per il ripristino delle più basilari regole di libertà. Si tratta di un passaggio di grande importanza per la storia d’Italia, uno hiatus tra il periodo buio della dittatura fascista e l’inizio di una nuova vita profumo di libertà, una linfa di speranze protesa verso grandi conquiste, un periodo di riscatto civile, di vera rinascita morale e economica. Oggi purtroppo questa ricorrenza celebrativa si presenta in un momento non solo di grave sofferenza nel Paese, legato alla pandemia e ai suoi effetti economici, ma anche condizionato dalla crisi politica e dei partiti, che al contrario del governo unitario dei Padri costituenti, si trovano in questo attuale governo rappresentativi di una grande ammucchiata necessaria solo alla sopravvivenza del potere. Le tante speranze di allora, l’impegno politico, gli ideali, la fiducia nei movimenti e nei partiti, rimangono solo una cartolina ingiallita dal tempo, una realtà offuscata dal deserto quotidiano dei valori immersa nel silenzio assordante del qualunquismo, e dove nel vuoto della politica trova spazio sempre più la lotta per il potere.