(Stefano Rossi) – Draghi è presidente del governo da meno di due mesi ed ha già provocato una crisi diplomatica con la Turchia. Definire “dittatore” Erdogan durante una conferenza stampa come fosse seduto all’Osteria delle Coppelle è stato un errore imperdonabile. Il bello di questa storia è che il capo della diplomazia è Di Maio, quello che  è stato criticato per aver detto, di Draghi, “Mi ha fatto una buona impressione”.

Di Maio è lì da anni e non ha ancora provocato una crisi diplomatica, anzi. Ora spetta a lui e ai suoi ambasciatori rimediare alla gaffe. Ieri sera Corrado Augias, Gramellini Federico Rampini si sono cimentati in una plausibile critica a Draghi. Gramellini chiedeva se avesse fatto bene o no a definirlo dittatore. E già la domanda fa capire che forse avrebbe potuto fare anche bene. Le risposte erano scontate ma sono state delicatissime e pronunciate quasi sottovoce. Se “dittatore” lo avesse detto Di Maio o la Raggi o, peggio, Grillo, avrebbero fatto una puntata a parte con il peggio, del peggio del peggio che si poteva dire a quell’ora con dei primi piani per far vedere bene il disprezzo più cupo.

E sinistro. Molto sinistro.