(di Alessandro Mantovani – Il Fatto Quotidiano) – C’è una donna in rianimazione al San Martino di Genova: 32 anni, trombosi cerebrale, il 22 marzo si era vaccinata con AstraZeneca e venerdì ha avuto i sintomi, gravi. I Paesi Bassi ieri l’altro hanno limitato agli over 60 le vaccinazioni con il prodotto dell’azienda anglo-svedese dopo 5 casi “sospetti”, ieri le hanno sospese del tutto. In Gran Bretagna al 24 marzo, ha fatto sapere il Medicines and healthcare regulatory agency (Mhra), ci sono stati sette decessi su 22 casi di trombosi cerebrale dei seni venosi e otto altri tipi di trombosi, 30 in tutto su 18 milioni di vaccinati con quel prodotto. Non vi è certezza di un nesso causale col vaccino, anzi il Mhra ribadisce che “i benefici superano i rischi”. Sappiamo solo che alcuni eventi avversi si presentano in numeri limitati ma ritenuti superiori all’atteso e in misura assai variabile da un Paese all’altro: nei 14 giorni presi in esame dal report dell’agenzia europea del farmaco europeo Ema datato 18 marzo 2021 le trombosi del seno cerebrale erano in tutto 15, 13 nello Spazio economico europeo (Ue più Islanda, Liechtenstein e Norvegia) e 2 in Gran Bretagna, ma in percentuale corrisponde al 42% in più del valore atteso nell’intera area e addirittura al 394% in più, il quintuplo, eliminando i dati britannici. Riguardano soprattutto giovani donne, che a volte prendono la pillola anticoncezionale e a volte no.

Si cerca di evitare reazioni scomposte come quelle delle scorse settimane, quando in Italia siamo passati da “è sicurissimo” a “fermiamo tutto” dopo che l’ha fatto la Germania. La Danimarca non ha mai ripreso a usare AstraZeneca. Il sottosegretario Pierpaolo Sileri ieri ha rassicurato: “Numeri bassissimi”. Il professor Massimo Galli, direttore delle Malattie infettive al Sacco di Milano, vede “questioni politiche” dietro la scelta olandese: “I dati esatti della frequenza precedente di questi fenomeni, non ci sono. Non ci sono lavori che dicono che i casi siano più frequenti di quanto si creda. È impossibile stabilire una relazione stretta tra i due fenomeni, le trombosi e il vaccino”. Insomma, grande pressione su AstraZeneca – il vaccino su cui l’Ue e l’Italia hanno puntato di più – e intanto c’è chi esalta Sputnik.

Aspetteremo le valutazioni di Ema sulle trombosi, forse già martedì. Al ministero della Salute però si avanza l’ipotesi di fare come in Francia, Germania e altri Paesi e limitare AstraZeneca al di sopra di una certa età, potrebbe essere 65 anni. “Utilizzeremmo Pfizer per i giovani, non sarebbe una cattiva idea perché i primi studi negli Stati Uniti rilevano un’elevata efficacia di Pfizer/Biontech nel prevenire l’infezione e non solo la malattia grave. Può essere utile proprio per i giovani che hanno maggiori contatti. E AstraZeneca offre agli anziani assolute garanzie contro la malattia grave”, ragiona una fonte qualificata. I Centri per il controllo delle malattie (Cdc) statunitensi hanno reso noto uno studio condotto su 3.950 medici, infermieri e altri lavoratori vaccinati con Pfizer/Biontech e Moderna e monitorati per 13 settimane quando già circolavano le varianti: il rischio di infezione è ridotto del 90% dopo due dosi e dell’80% dopo una sola.

Nulla è deciso, tocca ad Aifa, l’agenzia del farmaco, che all’inizio aveva consigliato AstraZeneca agli under 55 perché non erano ritenuti sufficienti i dati sugli anziani, che poi sono arrivati con le vaccinazioni in Gran Bretagna. Ma c’è anche chi scappa da quel vaccino: ieri il Sappe, uno dei sindacati della polizia penitenziaria, ha fatto sapere che il 20-30% degli agenti lo rifiuta e chiede Pfizer o Moderna; a Roma girano nelle chat elenchi degli hub che fanno questo o quel vaccino in modo che l’utenza possa provare a scegliere.