(Giuseppe Di Maio) – Una donna inveisce contro altre donne. Armata d’autorità calpesta la subalternità altrui, sempre colpevole di qualche mancanza grave. Ho avuto modo di assistervi sovente, e m’è parso di essere entrato nell’angoscia di una prigione, in un tristo collegio di clausura, nel chiuso di un appartato gineceo. Lo sbilanciamento sociale di alcune società femminili è peggiore di qualsiasi lager maschile. Ecco perché certe avvocatesse del pensiero femmina ancora non mi convincono.

La cronaca ha portato all’attenzione una turlupinatura feroce che cova nella società italiana: nelle redazioni della stampa padronale, e soprattutto in Parlamento. Ve la ricordate Laura Boldrini, che ha passato 5 anni del suo mandato di Presidente della Camera a riprendere i nemici politici, a ostacolare i progetti delle minoranze? Vi ricordate le tagliole, i canguri, le ghigliottine? E vi ricordate come ha osannato il proprio genere oltre ogni misura, interferendo incessantemente con la contrapposizione uomo/donna nella consueta polemica politica? Diventarono subito famose le orripilanze sui video dei grillini, che postavano sui social la domanda vendicativa: cosa fareste se foste da soli in macchina con la Boldrini? Li chiamò stupratori in pectore, e violenti.

Con la voce rotta da chissà quale prece, ci ha ripetuto fino alla noia che la sua preferenza per la grammatica al femminile ci doveva ricordare che il mondo aveva più di un genere. Ma lo rammentava di preferenza ai portavoce pentastellati all’apice delle loro requisitorie contro la democratura e il regime renziano. Senza dimenticare che la difenditrice degli ultimi, come si annunciò nel suo discorso d’inizio mandato, degli ultimi sapeva ben poco. In viaggio a Civitanova, durante il tristo omaggio a tre suicidi vittime della crisi, lei disse che non sapeva, che non avrebbe mai creduto possibile certe situazioni estreme. Quei disgraziati si erano uccisi perché la povertà in cui erano caduti non poteva essere più nascosta alla comunità, e la vergogna della loro condizione li aveva sommersi.

Vi ricordate quanto ha denigrato il successo del reddito di cittadinanza? Non era riuscita allora ad intercettare il senso della disperazione sociale di quei poveretti, e la loro richiesta di dignità; non sarebbe riuscita dopo a capire il senso di un reddito in una società oppressa dal pensiero unico e dalla dittatura dei miti liberisti. Tuttavia ci ha bombardato la pazienza con le questioni di genere in assenza di altra erudizione politica. E ci ha assillato con i doveri dell’accoglienza agli immigrati e con le profezie di una società europea che si africanizzava. Insomma, ha fatto l’avvocato d’ufficio di tutti quelli con cui non aveva mai a che fare.

Ma ecco che la difensora delle ultime faceva fare anticamera a una Donna, ad Aung san suu Kyi che aspettava i comodi della Presidenta per essere ricevuta. Esperta nel trasecolare allorché le si chiedevano ragguagli sulle spese dell’ufficio di presidenza, non pagava la giusta mercede alla sua collaboratrice parlamentare e adesso nega la buonuscita alla sua colf. Ecco che fine fanno le battaglie civili senza le adeguate conquiste sociali. Ecco com’è stato per lei naturale il passaggio da un partito radicale di sinistra ad uno conservatore. Il che dimostra quanto la debolezza del radicalismo italiano sia solo un espediente ipocrita della personale lotta di classe.