(Stefano Rossi) – La scellerata dichiarazione di Zingaretti sulla ricandidatura di Virginia Raggi a sindaco di Roma, merita una pacata riflessione.
A Dimartedì, Polito si affrettava a dire che Zingaretti sarebbe un ottimo sindaco di Roma, il governatore aggiungeva che la Raggi sarebbe un pericolo per Roma.
Ognuno di noi ha le sue convinzioni politiche e nessuno le vuole cambiare ma almeno, i fatti oggettivi, accettiamoli senza dimenticarli.
Nicola Zingaretti è stato condannato, in primo grado, dal TAR del Lazio, sentenza n. 3658/2015, in quanto il governatore del Pd avrebbe utilizzato dirigenti esterni oltre il numero consentito dalla legge; ne bastavano 26. Ne hanno contanti 68!
La regione ha i suoi dirigenti che dovrebbero lavorare e percepiscono stipendi assai remunerativi ma, evidentemente, Zingaretti ha sentito la necessità di chiamarne altri da fuori, come la moglie dell’allora magistrato Palamara.
Quando si dice il caso. Chi ha avuto la fortuna di leggere il libro di Palamara, oltre a mettersi le mani nei capelli, avrà percepito il marcio che esiste tra la politica e alcuna parte della magistratura. Chissà come avvengono certi legami.
Zingaretti ha pure provato, tramite i suoi legali, di eccepire l’incompetenza dei giudici amministrativi cercando di spostare la causa davanti i giudici ordinari, com’era  per esempio Palamara, ma gli è andata male pure questa mossa.
Condannato anche in secondo grado dal Consiglio di Stato, con la sentenza n. 4600 del 2020 (di cui non si ha avuto notizia, pensate se fosse stata Virginia Raggi a capo della regione cosa sarebbe successo), ha rigettato i ricorsi della regione confermando le accuse e la violazione di legge commessa dalla regione.
E’ bene che i sostenitori di Zingaretti, che presumo votino a sinistra, sappiano che il governatore ha fatto scrivere ai suoi avvocati che: “l’Amministrazione regionale non fosse tenuta ad informare l’Organizzazione Sindacale prima dell’adozione delle determinazioni attinenti l’organizzazione degli uffici e che, comunque, la violazione delle prerogative sindacali esuli dalla cognizione del giudice amministrativo”.
Eccolo quello di sinistra! Egli non si deve abbassare a parlare con i sindacati.
Poi sono quelli che se un ministro o un dirigente prende decisioni senza sentire un sindacato cominciano a invocare gli scioperi, fomentano le critiche, partono gli articoli dei soliti cani sciolti.
Leggiamo solo un passo della sentenza di condanna del Consiglio di Stato, il quale, riporta pure un passo della Corte dei Conti di egual tenore, che è un pesante schiaffo in faccia.
Ciò risulta, del resto, confermato dalla deliberazione n. 24 del 2013 della Corte dei Conti per il Lazio in sede di controllo… “Violazione del principio di ragionevolezza e logicità dell’agire amministrativo nell’applicazione di norme regionali e regolamentari… oltre che essere in contrasto con la citata normativa regionale e regolamentare della stessa Regione Lazio, in mancanza della esplicitazione del ragionamento logico-giuridico che ne sta alla base, si prospetta come in violazione del principi di ragionevolezza e logicità dell’agire amministrativo e può comportare ricadute dirette sulla voce ‘spesa di personale’ del bilancio regionale”.
Per la cronaca la regione Lazio non ha due dirigenti per cui il governatore si sente in dovere di chiamarne altri da fuori.
La regione Lazio, al tempo dell’istruttoria del Tar, aveva TRECENTOVENTI dirigentiZingaretti ne ha chiamati SESSANTOTTO quando, al massimo, poteva chiamarne dall’esterno 26.
Quando la Raggi arrivò al comune, visto che i bilanci dell’Ama 2017, 18,19, non erano stati approvati (approvati nel 2021 con scoperta di un buco di 250 milioni!), fece dimettere l’intero CDA con a capo Daniele Fortini.
Le cose non andavano bene, eppure, nonostante l’emergenza, andato via dall’ama, dove ha trovato posto?
Ma in regione Lazio, chiamato da Zingaretti a fare il “consulente del presidente della regione Lazio per le strategie e pianificazione ambientale”.
Ma la storia giudiziaria di Zingaretti è irta di altre disavventure.
Nel 2018, sempre il Tar Lazio ha condannato la regione Lazio, sentenza n. 04524/2018, per non aver rispettato la sua sentenza n. 2902/2016,   per non aver individuato i siti idonei dove il comune di Roma avrebbe dovuto provvedere allo smaltimento dei rifiuti.
Già nel 2016, il governatore aveva 6o giorni di tempo per provvedere ma non lo ha fatto e, pertanto, nella sentenza del 2018, il Tar ha dato non solo tempo fino a 60 giorni per provvedere ma, in caso contrario, lo avrebbero commissariato nominando un dirigente ad acta.
Nel 2021, il Tar, stanco di avvertire “bonariamente” il governatore Zingaretti, che evidentemente si cura poco delle sentenze, ha commissariato Zingaretti con l’aggravante di aver nominato come commissario ad acta non un dirigente della regione, che di fatto avrebbe svolto compiti in linea con quelli indicati dallo stesso Zingaretti, bensì il direttore generale del ministero dell’Ambiente.
Nella ordinanza n. 706 del 2021, pubblicata il 18 gennaio scorso, il Tar Lazio così scrive: “L’Amministrazione regionale non ha mai dato esecuzione alla sentenza suindicata….considerato, pertanto, che la Regione Lazio non ha ottemperato all’ordine giudiziale di individuare la “rete integrata e adeguata”… considerato che non può considerarsi sufficiente la nota n. 8061 del 2021, con cui la Regione Lazio si è limitata ad indicare le discariche “attualmente in esercizio nella Regione Lazio”, senza neanche indicare, peraltro, la capacità di smaltimento che ognuno di essi le deve garantire…”.
Ora provate a digitare su google le seguenti parole “Tar Lazio commissaria zingaretti 2021” guardate se per caso vedete nella prima pagina un solo giornalone come il Corriere della Sera, Stampa, la Repubblica, il Messaggero, Il Sole24Ore, io sono arrivato alla terza pagina senza trovarli. In seconda solo Il Tempo di Roma.
Ecco, immaginate se al posto del Zingaretti ci fosse stata la Raggi.
Avremmo trovato tutti in fila non solo quei giornaloni ma tutti quei bravi giornala.. giornalisti pronti a scatenarsi contro Virginia Raggi e pronti a dimostrare che Zingaretti sarebbe il più quotato a fare il sindaco di Roma ma, purtroppo, il suo mandato finisce nel 2023.
Ma che peccato!
Eccoli quelli bravi!
Ecco i manager che risolvono tutti i problemi di Roma!
Ecco il Pd: più green, più rosa, più inclusioni, meno burocrazia.
Impossible is nothing, riporta una pubblicità.
Avranno visto Zingaretti.