A distanza di una settimana, migliora lievemente pure la pressione sulle terapie intensive. Nonostante ciò, la cabina di regia valuta peggiorato il quadro. Ma dove finisce la valutazione tecnica, subentra la politica: è confermato il pressing della Regione sul ministro Speranza per una stretta

(Gianmaria Roberti – ildesk.it) – La Campania, da lunedì in zona rossa, è un caso sanitario, ma anche politico. Perché laddove terminano i numeri dell’emergenza, comincia la valutazione politica e discrezionale. È confermato da fonti di governo il pressing della Regione sul ministero, per ottenere la stretta delle misure di contenimento anti Covid. Palazzo Santa Lucia ha chiesto la zona rossa, il ministero ha valutato i dati trasmessi dall’ente regionale, ascoltando il parere della cabina di regia. E alla fine il ministro Speranza ha deciso per il cambio di colore. Una scelta tecnico-politica, in cui l’opportunità si sovrappone ai criteri scientifici. Sono 21 gli indicatori ad influenzare la collocazione delle regioni. Sono divisi in tre categorie: quelli sulla capacità di monitoraggio; quelli sulla capacità di accertamento diagnostico, indagine e di gestione dei contatti; quelli sui risultati relativi a stabilità di trasmissione e tenuta dei servizi sanitari. Questa griglia è spesso oggetto di critiche, per la sua ampiezza. E la sua oggettività non è certo di unanime accettazione. Tra i 21 criteri spicca sempre l’Rt, l’indice di contagio: dovrebbe dirci un solo positivo, in media, quante persone può infettare, in un certo periodo di tempo. La sua importanza forse è stata anche enfatizzata, in questo anno di pandemia. Sta di fatto che, ormai, tutti sappiamo di doverci preoccupare se supera 1. E se oltrepassa 1.25, l’approdo in zona rossa diventa assai probabile. La premessa è d’obbligo per segnalare un dato: nel giorno in cui diventa rossa, la Campania vede scendere l’Rt da 1.04 a 0.96, nel giro di 7 giorni. È scritto nel report della cabina di regia, la cui opinione dovrebbe, in teoria, essere decisiva. Ma può darsi, come detto, che Rt sia solo uno dei 21 criteri, non un primus inter pares. Alla stessa categoria, ad esempio, appartengono i tassi di occupazione dei posti letto Covid in Terapia intensiva in Area medica. Anche qui – a una settimana di distanza – il risultato in Campania è controverso. Per le Terapie intensive, il tasso migliora, passando da 144 a 140 posti occupati, su 656 disponibili. Per l’Area medica peggiora: i degenti aumentano da 1.294 a 1.358, su 3.160 posti disponibili (fonte bollettino dell’Unità di crisi regionale). Identico, poi, il rapporto percentuale positivi/tamponi: 11.2 il 5 marzo come il 26 febbraio. Una cifra lievitata anche sopra il 13%, nell”ultima settimana. Ma la risposta ai dilemmi, forse, è nella classificazione complessiva di rischio. Nel precedente bollettino, con Rt sopra 1, la cabina di regia assegnava alla Campania un “Moderata ad alta probabilità di progressione”. Oggi, con Rt sotto 1, la valuta “alta (molteplici allerte di resilienza). E soprattutto, i casi salgono da 247.887 a 261.352, crescendo l’incidenza cumulativa per 100.000 abitanti, da 4.339,65 a 4.575,3. La serietà del quadro è chiara, tuttavia non tutti i dubbi si dissolvono.