(di Pino Corrias – Il Fatto Quotidiano) – La questione, sia detto con rammarico, è poi questa: ma se il Partito democratico non è in grado di governarsi, come può pretendere di governare? Perduto nella sua geografia vietnamita, ha cambiato 7 segretari in 14 anni, dall’antico Veltroni multitasking, all’ultimo Zingaretti, malinconico, ma stavolta finalmente imbufalito dal perpetuo assedio dei cacicchi con voglia di intrigo e di bufera.

Virus o non virus, il suo spettacolo non cambia, offrendosi sempre travolto da lotte intestine e da correnti che nessuno saprebbe distinguere in quell’intrigo di liane scorsoie e personali rancori – da Guerini a Marcucci, dai sindaci ai Giovani turchi – mentre l’intero mondo guarda e vive altrove. Negli anni ha sfinito i suoi elettori, barcamenandosi in mille incertezze. Ha perduto le sezioni su strada per concentrarsi sulla gestione del potere nei Palazzi, dissolvendo nell’indistinto il suo cuore politico. Ha suicidato la sua gloriosa testata l’Unità, ridotta prima all’irrilevanza, poi al fallimento, con coda di debiti rimasti in capo all’ultima Concita, titolare del cerino acceso. Ha subito due scissioni, quella di Bersani e quella di Renzi. Una a sinistra e l’altra a destra, che certifica il capolavoro di masochismo politico, oltre a darci la misura del marasma mentale.

Il tutto mentre la buona sorte e l’autodistruzione balneare di Salvini gli riaprivano le porte dei 5Stelle, con il governo il più europeista di sempre. Sfilato in un mese di colpi di scena. Con Mario Draghi a inaugurare il gran finale, grazie all’ultimo complotto di Palazzo & di Partito, anche quello europeista, ma con altri fini: il malloppo di Bruxelles.

Quanto durerà ancora il malanno? Non funzionando l’immunità di gregge, né i vaccini, resterebbe il lockdown che chiude tutto. Oppure il miracolo.