(Giuseppe Di Maio) – Ho aspettato qualche giorno sperando in una smentita. I giornalisti di Repubblica, di tutti i giornaloni d’Italia con rare eccezioni, sono dei prezzolati al soldo del padrone. La possibilità che si inventino le notizie è alta, che le stravolgano è assoluta, totale. Ma la smentita non è arrivata, e l’affermazione che il M5S sia moderato e liberale sta ancora a mezz’aria tra il subbuglio della base e l’iperuranio dei vertici del Movimento. Perciò, pur apprezzando il lavoro che hai fatto finora, il coraggio del trentenne, e le indubbie qualità umane e di intelletto, mi scappa senz’alcuna remora: ma come ti permetti?

Caro Luigi Di Maio, come ti permetti di dare delle etichette o dei giudizi che sanno tanto di indirizzo politico, senza che la rete te ne abbia affidato il mandato? Tu lo sai bene che nemmeno ad un Capo politico (o ex Capo) è concesso dare giudizi che solo la comunità degli iscritti è qualificata a dare. E nemmeno al Garante o ai parenti dei fondatori. Questo perché il popolo è l’organo sommo della democrazia, soprattutto di quella a 5 stelle. Ma veniamo al quid dell’affermazione, veniamo al Movimento moderato e liberale.

L’aver fondato un’associazione politica nella temperie degli ultimi decenni ha suscitato numerose speranze ed energie legate a punti di vista nuovi e tradizionali. Sono stati dissotterrati gli eterni aneliti dell’uomo civile, aneliti di giustizia e libertà, spesso allevando più equivoci che adesioni coscienti. Non si può negare che il Movimento si sia caricato della responsabilità di rappresentare un portato ideologico e sentimentale profondo restato orfano di portavoce. E l’aver ridotto il programma politico alle stelle del Movimento: acqua, ambiente, connettività, sviluppo e trasporti, è stata una forzatura non da poco. Già, caro Di Maio, queste stelle non sono il sol dell’avvenire, non sono la rivoluzione dei rapporti sociali, economici e politici che appassionerebbe un’umanità vilipesa. Queste sono “cose”, non idee politiche. Anche se tanti attivisti hanno voluto affiancare loro un’implicita missione sociale.

Ed ecco l’equivoco del 4 marzo, quando persino una folla di reazionari s’è aggrappata al carro del Movimento credendo che potesse procurare loro dei vantaggi. Invece quelli che oggi restano sono solo alcuni sparuti radicali, e i rimanenti conservatori sottratti all’area elettorale della sinistra. Sicché la tua boutade di un Movimento moderato e liberale pare proprio l’estremo tentativo di imprimergli una svolta ormai impossibile, giacché la tua area dei moderati e liberali è affollatissima di nemici politici. Oppure ha ragione Travaglio, quando dice che la tua è l’espressione di uno che ignora il dizionario delle dottrine politiche e voleva intendere solo: concreto e maturo.

Come si può vedere, il Movimento post-ideologico aveva crepe così ampie che hanno causato lo sbriciolamento dell’edificio. In questo momento di caos e isteria, diteci chiaramente che finora abbiamo scherzato. Abbiamo scherzato con la farsa degli Stati Generali, quando ci avete fatto votare quesiti vergognosi, quando avete cacciato e minacciato di cacciare tanta bella gente. E siccome io sfido chiunque di voi a indicare con esattezza una linea politica che invece si aggiorna ora per ora, è meglio che molti di voi tacciano. Fate parlare qualcuno che non dica fesserie. Fate parlare Conte, per il quale nutriamo ormai indiscusso rispetto, ma non fatecelo votare in rete, non rompeteci più il cazzo con Rousseau. Come bisogna dirlo che la classe dirigente non si seleziona sulla tastiera?