NODI – A ROMA RAGGI SFIDA GUALTIERI, A NAPOLI C’È BASSOLINO

(di Vincenzo Bisbiglia e Vincenzo Iurillo – Il Fatto Quotidiano) – Tra le conseguenze della crisi di governo c’è anche il nuovo destino delle elezioni amministrative. A maggio infatti si dovrebbe votare in alcune grandi città – Roma, Milano, Napoli, Torino e Bologna – che potrebbero essere ragionevole occasione per testare a livello locale l’asse M5S-Pd-Leu, che ieri si è formalizzata nel nuovo intergruppo parlamentare. La strada però è ancora decisamente in salita. Tanto più che a Milano, per dire, l’arrivo di Mariastella Gelmini al ministero degli Affari regionali ha complicato i piani di Beppe Sala, sindaco Pd in cerca di conferma: il ruolo chiave della forzista nel rapporto con le Regioni è visto come una sponda da cui il centrodestra potrà trarre profitto, risollevandosi dai disastri di Giulio Gallera e compagnia.

Ma i guai per i giallorosa riguardando anche Roma e Napoli. Nella Capitale, il Pd lavora da mesi alla candidatura di Roberto Gualtieri, ma senza il fuoco amico di Virginia Raggi. Dopo il cambio di governo, l’ex ministro ha le mani libere, è ben voluto dai dem romani e la sintonia mostrata con Giuseppe Conte lo fa apprezzare anche dai M5S governativi. Ma l’“ostacolo”, appunto è sempre lo stesso: la Raggi, che “è e resta la candidata M5S”, come ribadito dal Campidoglio.

La sindaca ha anche ricevuto l’endorsement di Barbara Lezzi, la senatrice grillina in prima linea contro la fiducia a Mario Draghi. Per convincerla al passo di lato, il Nazareno spera nella mediazione di Conte. Il Messaggero ieri scriveva che la telefonata dell’ex premier a Palazzo Senatorio c’è già stata, anche se dal Campidoglio smentiscono “categoricamente”. Di mezzo, c’è anche la volontà di Gualtieri. L’ex ministro viene descritto “in fase di riflessione” perché “fare il sindaco di Roma è un impegno molto gravoso”. L’alternativa sarebbe Marianna Madia, ex ministra renziana spinta dalla “onda rosa” crescente nel Pd. La convergenza su Carlo Calenda resterebbe allora solo l’ extrema ratio, il tutto mentre a destra Giancarlo Giorgetti e Giorgia Meloni sponsorizzano l’ex dirigente Figc Andrea Abodi.

A Napoli, invece, è Antonio Bassolino ad aver posato una mina sotto al tavolo Pd-M5S. Lo ha fatto sabato, annunciando la sua candidatura a sindaco, 28 anni dopo l’inizio del Rinascimento Napoletano. E costringendo i dem e il centrosinistra, spiazzati, a rincorrerlo. Il segretario Pd di Napoli Marco Sarracino ha convocato subito una riunione di segreteria, che si è svolta – a dimostrazione dell’urgenza – durante Napoli-Juventus. Si è conclusa con un documento interlocutorio: invito all’unità, sguardo a quel che succede fuori, paura che le divisioni favoriscano le destre.

Ed ora? Ci sono due Pd, quello romano e quello locale. Il primo, di fronte a una eventuale proposta grillina di candidare Roberto Fico, non avrebbe difficoltà a dire sì. Il secondo preferirebbe un nome proprio, uno tra gli ex ministri Enzo Amendola e Gaetano Manfredi, oppure lo zingarettiano Nicola Oddati. Ma sia i dem romani che quelli napoletani hanno deciso di ignorare, e provare a isolare, Bassolino, ritenuto ormai fuori dal partito che nel 2007 l’allora presidente della Campania contribuì a fondare e visto, nel M5S, alla stregua di un cattivo ricordo del passato. Ma poco importa. L’ex sindaco è determinato ad andare fino in fondo e affianca Alessandra Clemente, designata dall’uscente Luigi de Magistris, nella griglia di partenza delle elezioni, pronti a sfidare il più probabile dei candidati del centrodestra, il pm anticamorra Catello Maresca.