(Alessandro Di Battista) – In queste ore la rete è invasa dai video delle brutte figure fatte dai ministri berlusconiani durante l’ultimo governo Berlusconi. Si passa dai “neutrini” della Gelmini al Professor Brunetta che disse che aver scelto la politica gli tolse la possibilità di vincere il Nobel per l’economia. A me delle gaffes o delle interviste zeppe di mitomania importa poco o nulla. Al contrario mi interessano le grandi scelte della Politica. Quelle che mostrano chi ha coraggio e chi abbassa le testa. Chi lavora per il Popolo italiano e chi ha solo paura di perdere il posto da Ministro.

Sono passati esattamente 10 anni dall’intervento militare in Libia. Gheddafi non era affatto uno stinco di santo. Anzi. Come non lo erano (e non lo sono) molti suoi avversari. Ciononostante tutti sapevano che la deposizione violenta di Gheddafi avrebbe trascinato la Libia in una guerra civile senza precedenti, avrebbe creato instabilità, ancor più violenza, aumenti dei flussi migratori e aumento del rischio terrorismo. Lo sapeva Berlusconi che all’inizio era contrario ma poi si è piegato (la qual cosa lo rende ancor più colpevole). Lo sapevano i suoi ministri, tra i quali Brunetta, Carfagna e Gelmini. Lo sapevano i consiglieri politici e diplomatici. Lo sapeva anche Napolitano. Delle gaffes, ripeto, mi importa poco. Ma non aver avuto il coraggio di opporsi alle spinte francesi e nordamericane (soprattutto i francesi volevano colpire gli interessi italiani in Libia) resta una colpa grave. Un errore storico.

Io non giudico i politici da un congiuntivo. Quello lo fanno i giornali di sistema che preferiscono ignorare quel che conta davvero. Li giudico dalle scelte di campo, quelle che richiedono coraggio. Ebbene nel governo Draghi ci sono tre ministri responsabili, per negligenza, passività e pavidità, dell’intervento militare in Libia, ovvero la più grande sconfitta geo-politica dell’Italia dalla seconda guerra mondiale in poi. «La storia è la memoria di un popolo, e senza una memoria, l’uomo è ridotto al rango di animale inferiore» disse Malcolm X. Mai come oggi la pubblica opinione ha il dovere di esercitare la memoria.