(di Giacomo Salvini – Il Fatto Quotidiano) – Isolati, scartati, messi all’angolo. Sono gli sconfitti del governo Draghi. Tutti (o quasi) i partiti sono rimasti delusi della squadra dell’ex presidente della Bce. Dove la rabbia esplode con maggior forza in chat, post e dichiarazioni pubbliche è sicuramente il Movimento 5 Stelle, già spaccato dopo il voto su Rousseau (60 a 40). Ieri ha lasciato un altro, il cinquantesimo, parlamentare dall’inizio della legislatura: il deputato pugliese Giuseppe D’Ambrosio che su Facebook parla di “una lunga storia d’amore che si interrompe con grande sofferenza” mentre il M5S “è entrato in un vicolo cieco”. E nel giro di poche ore potrebbero seguirlo altri parlamentari: si parla di venti/trenta tra Camera e Senato. Non voteranno la fiducia i senatori Emanuele Dessì, Nicola Morra (“Il governo ricorda Jurassic Park”) e il deputato Andrea Colletti. Giuseppe Brescia, vicino a Roberto Fico, invece darà un “appoggio condizionato” perché “la squadra non convince”.

Ieri si sono riuniti i senatori con Vito Crimi che ha provato a placare gli animi. Non a sufficienza, visto che alla prossima assemblea congiunta è stata richiesta la presenza di Grillo per riuscire a mediare. Il capogruppo a Palazzo Madama Ettore Licheri ha ammesso che il momento è “difficilissimo”: “C’è delusione, frustrazione ed incertezza ma ci vuole calma”. Nelle chat, i parlamentari insorgono: secondo l’Adnkronos la deputata Margherita Del Sesto parla di “restaurazione”, Valentina Corneli di un “governicchio di mezze cartucce” mentre per Luigi Iovino i 5 Stelle sono stati trattati come deficienti con “questi ministeri”.

Nella base i toni sono ancora più alti: la petizione su change.org per ripetere il voto su Rousseau visto che il M5S non avrà il ministero alla Transizione Ecologica è arrivata a 3.300 firme. Il dissenso viene anche dai territori del Sud: per il M5S siciliano la regione è stata “dimenticata” e chiede ai suoi eletti di astenersi. Molti iscritti grillini hanno sfruttato il post di ieri di Beppe Grillo (“Ora si deve scegliere, o di là o di qua”) per attaccarlo: “Complimenti, nessun ministero importante” attacca Rosario, “vergognoso che non ci sia un 5S alla Transizione” gli fa eco Luca. E così via. Per non parlare dei grandi esclusi del M5S. Alfonso Bonafede si è chiuso in un religioso silenzio mentre Lucia Azzolina, in un post su Facebook, avverte: “Avrò tempo e modo per raccontare a fondo l’esperienza di questi mesi”.

Anche Matteo Salvini è irritato per i tre leghisti di governo che fanno riferimento a Giorgetti e Zaia e per la riconferma di Lamorgese e Speranza (“Così Draghi al Quirinale non ci va” ha confidato ai suoi fedelissimi), ma deluso è anche Silvio Berlusconi che avrebbe voluto al governo uno tra Antonio Tajani e Anna Maria Bernini, pretoriani del gruppo del Senato vicino ai leghisti, mentre Mara Carfagna era considerata esterna a FI. La chat dei senatori azzurri esplode: “Abbiamo tenuto il gruppo compatto e questa è la ricompensa?”. Nel Pd è polemica sulle donne che non ci sono (“La misura è colma” attacca la presidente Cuppi) mentre si racconta di una furiosa Teresa Bellanova, sacrificata sull’altare del renzismo.