(Giuseppe Di Maio) – C’è una novità nel governo Draghi non a sufficienza sottolineata. La provenienza geografica padana domina per i 3/4, mentre nel Conte 2 la Padania ne portava a casa solo un terzo, 8 ministri su 24. Lasciamo perdere per un momento la qualità di questo governo o di quello precedente, e il loro segno politico: se le cose sono cambiate è la geografia che lo dice. Draghi non parla, anche se al suo posto parla tutta la stampa lecchina. Ogni giornalista gli dedica osannate a gogò: meglio di lui nessuno, uno degli uomini più influenti del mondo, insomma, per dirla nel modo semplice del Rignanese: the best!

Son sicuro però, che se non parla sogghigna, con le linee della marionetta accuratamente celate dalla ffp2. E sebbene attendiamo con ansia il suo discorso programmatico alle camere, i nomi del suo governo parlano chiaro: è restaurazione. E’ la distruzione del M5S incatenato agli obblighi che in genere hanno gli onesti, incapaci di fare l’interesse esclusivo della propria parte a scapito del bene collettivo. Mattarella ha annunziato il governo di altro profilo, e tutti, stampa, partiti, poteri economici, ci hanno creduto. Ci ha creduto persino Grillo e il suo Movimento,  ai quali sta a cuore la verità e non possono disconoscere il curriculum del Marione nazionale.

Ebbene, no, signor Presidente, si è sbagliato. Io considero di alto profilo la completa aderenza di un governo al mandato degli elettori. E’ questa l’essenza della democrazia. Considero abusivi i governi degli ultimi anni che hanno piuttosto rappresentato una democratura, una squallida oppressione di numeri maggioritari sulla qualità del mandato. Considero abusivi tutti gli esecutivi che hanno fatto solo il bene di una parte sociale, truccando la volontà del popolo e le sue speranze. Considero nemici del popolo tutti quei Presidenti del Consiglio che sono usciti da palazzo Chigi tra il silenzio dei suoi dipendenti.

Non esistono capaci in democrazia. Essa è l’esecuzione di un mandato che si avvale di metodi peculiari e che può prendere tutto il tempo che ci vuole per eseguirlo. Come ha detto una volta la nostra Virginia: la capacità si acquisisce, l’onestà no. Ecco l’alto profilo in democrazia, ecco il centro dell’azione politica. La stampa intossica l’elettorato quotidianamente, e fa credere che ci siano salvatori che possano dare qualcosa alla gente. A noi interessa solo che alla gente nessuno prenda. A noi interessa che i ladri non si nascondano dietro curricula internazionali e le emergenze inventate.

Il M5S fa bene a litigare: non è stato mai tanto vivace quanto in questo momento sofferto. Abbiamo visto una traslatio geografica del governo, vedremo un dislocamento di valori trascinati nelle grinfie della reazione. La restaurazione passerà per l’affossamento delle conquiste del Movimento, prima tra tutte il ripristino della prescrizione. Poi, tutte le altre, sempre con la stampa al seguito che indora la pillola amara, che nasconde il governo di destra tra le fila dell’emiciclo di sinistra. E noi allora ce ne andremo. Ritorneremo tra la gente non più distratti dagli impegni amministrativi. Ricominceremo con i referendum: salario minimo, conflitto d’interessi, legge sulla stampa, e riforme costituzionali. Non voteremo Draghi a capo dello Stato, e schiacceremo PD e Leu contro le loro responsabilità. E quando il nuovo inquilino di palazzo Chigi uscirà nel mutismo delle finestre chiuse, saprà che il popolo non è stato ancora sconfitto.