(Giuseppe Di Maio) – Alessandro Di Battista ci aggiorna ora per ora sul passato di Mario Draghi, i pasionari del Movimento aprono bocca ancor prima che il teatro della politica abbia aperto completamente il sipario. La crudezza dei nostri portavoce, dai più sconosciuti ai leaders, si è rivelata più volte. Luigi Di Maio ci fece correre sotto il Colosseo a sostenere la denuncia d’impeachment contro Mattarella, reo di aver interferito nelle scelte democratiche. Tutta la faccenda per difendere a spada tratta la figura di Paolo Savona fu esagerata come rompere un uovo con un maglio. Ma ciò che alla fine risaltò, fu il dietro front di Di Maio & C., e la figura da ragazzini impulsivi di fronte all’opinione pubblica.

Ora ce n’è di tutti i colori. Chi cerca di decifrare la missione di Draghi attraverso le collaborazioni avute in passato; chi cita Britannia e Goldman Sachs come parole demoniache; chi contrappone Giuseppe a Mario dichiarando la sua fedeltà all’uno, dunque la sua inimicizia all’altro, e così via. La verità è, che persino chi ci sprona a scegliere l’opposizione prima ancora di esserci seduti al tavolo delle trattative, non è certo di quello che dice. Persino a costoro dividere l’Aventino con Giorgia Meloni sembra un’operazione rischiosa. Senza contare che quell’intelligentone di Salvini ci ha appena spianato la strada col suo aut aut a Draghi: o noi o i 5 stelle. E chi non gioirebbe nel vedere quella vescica boriosa continuare a mangiare salsicce davanti ai telefonini per far dispetto ai ministri della salute e ai dcpm? Chi non gioirebbe nel vedere anche l’ex Presidente della Bce litigare con gli amministratori lombardi, con le categorie colpite e i loro ristori, o correre appresso agli italiani che non mettono la mascherina?

Da quando abbiamo votato per la von der Leyen abbiamo avuto un destino segnato. Ma quelli che oggi si sperticano per una maggioranza Ursula, sono gente che vuole usare l’Europa come sponda per le loro inique politiche nazionali. Al contrario, la Presidente della Commissione Europea che ha più volte dettato le linee della politica dell’Unione, ha ribadito la necessità di interventi sociali, nel lavoro, nella giustizia e nell’informazione. Il patto del Nazareno, Calenda e Bonino che si fingono europeisti perché non sono niente, temono l’Europa di Ursula più di ogni altra sciagura. E se la nostra ansia di riforme era stata bollata nel passato come sovranista, oggi può essere agevolmente europeista, e da accusati potremmo passare ad accusatori.

Il democristiano Mattarella ha tirato fuori Draghi, strumento di chi ha comandato negli ultimi trent’anni. Ma dei legami attuali del presidente incaricato con i portavoce della reazione sappiamo poco. I sillogismi non servono a molto, e niente del tutto capirebbe il popolo elettore. Dobbiamo dimostrare la responsabilità che la maggior parte degli italiani ci chiede, dobbiamo scoprire le carte con la lentezza sufficiente a descriverle con chiarezza. Un’opposizione preconcetta e latamente ideologica non sarebbe capita, specie ora che anche Conte ha dichiarato tutta la sua disponibilità a collaborare col nuovo Presidente.

Per conto mio – e mi posso anche sbagliare – credo che Draghi sia un esecutore di politiche comandate, e che il suo socialismo liberale sia tutto e niente senza la necessità di tirare in campo Rosselli o Gobetti. Se fosse vero che agisce per conto di altri, bisogna smascherare il suo gioco da vicino, bisogna sedere al tavolo dei provvedimenti. Bisogna capire la relazione precisa tra interessi e politica, tra mandanti ed esecutori, tra cuochi e camerieri. E questo non si può fare dall’opposizione mentre si parla di cose generiche che si tenta di distinguere da quelle della Meloni. Poi, quando dovessero sorgere politiche reazionarie di cui non vorremmo renderci complici, o interessi privati compiaciuti, quando i soldi del Recovery dovessero prendere la strada di tasche note, facciamo sempre in tempo a prendere le distanze e ad indicare con chiarezza agli italiani i loro nemici.