IL LEADER – SOSTEGNO ALL’ECONOMISTA

(di Gianluca Roselli – Il Fatto Quotidiano) – Con ogni probabilità sarà Silvio Berlusconi, questo pomeriggio, a guidare la delegazione di Forza Italia che a Montecitorio incontrerà Mario Draghi. E il fatto che l’ex premier voglia esserci, lascia intendere quale sia non solo la sua posizione politica, ma anche il suo stato d’animo nei confronti dell’ex presidente della Bce. Berlusconi gli vuole quasi mettere il timbro. Del resto, basta dare un’occhiata all’apertura di ieri del Giornale, “Coraggio, centrodestra”, un appello accorato agli alleati a rompere gli indugi nel sì a Draghi. Il quale è arrivato in quella posizione, nel novembre 2011, anche perché lì l’ha voluto l’allora premier, Berlusconi appunto, com’è stato ricordato più volte in questi giorni.Dopo un giorno passato a temporeggiare, più che altro per non interferire nelle riflessioni di Meloni e Salvini, l’apertura definitiva è arrivata ieri alle 12.24. “La scelta di conferire l’incarico a Draghi va nella direzione che abbiamo indicato da settimane: quella di una personalità di alto profilo istituzionale attorno alla quale si possa tentare di realizzare l’unità sostanziale delle migliori energie del Paese”, recita la nota dell’ex premier, giunta poco prima dell’inizio della riunione dei gruppi. Insomma, FI farà parte della maggioranza.

L’ok finale è arrivato dopo un rapido confronto, via web, con lo stato maggiore del partito. Qualche resistenza, tra i più filo-leghisti, ancora persisteva. “Non possiamo perdere la Lega”, è stato detto nella riunione. “Ma non possiamo nemmeno dire no a Draghi”, ha osservato Niccolò Ghedini. Insomma, via libera da quasi tutti. Mentre l’ala “liberal” di Mara Carfagna cantava vittoria. Si dice che da quelle parti una cinquantina di parlamentari forzisti fosse pronta a votare la fiducia comunque. Tra loro stava già girando un documento per raccogliere firme di sostegno a Draghi. Secondo alcuni si è arrivati a un passo dalla scissione. Ma dopo l’apertura di B. tutto, per ora, è rientrato. “Un governo Draghi non può nascere senza di noi, ma va sostenuto senza ambiguità, senza se e senza ma…”, fa sapere la vicepresidente della Camera. “Questo è un gran giorno, il partito ha fatto la scelta giusta”, aggiunge Osvaldo Napoli.

L’assemblea dei deputati, però, non è stata priva di interesse. “Quale sarà il nostro tornaconto? Dobbiamo vedere Draghi cosa ci offre… E comunque dobbiamo essere protagonisti”, ha detto Antonio Tajani, provocando mugugni e dando l’impressione di aver in qualche modo subìto la decisione. “Tajani voleva stare fuori?”, si è chiesto più di un deputato. Berlusconi non la metterà in quei termini, ma tra le richieste presentate a Draghi verranno inserite rassicurazioni su Comunicazioni e Giustizia. “Non ci sarà un ministro giustizialista”, ha detto lo stesso B.

Per il resto, si guarda con attenzione alla Lega. “Non hanno ancora deciso, sono nel caos…”, dicono da FI. “Auspichiamo che la Lega ci sia, dobbiamo tenerla dentro per il bene di tutti”, dice Mariastella Gelmini. Per la coalizione, secondo i berluscones, però non cambierà molto. “Il precedente l’hanno creato loro, andando al governo con Di Maio…”, dicono. “Avrebbero tutto l’interesse a entrare: con Draghi verrebbero definitivamente sdoganati in Europa”, chiosa, a fine giornata, Lucio Malan.