(Roberta Labonia) – Matteo Renzi e i suoi servi sciocchi alla fine hanno calato la maschera. Hanno innescato la crisi di governo con l’unico scopo di silurare Giuseppe Conte e i 5 Stelle. L’ha messo nero su bianco Renzi in un post stasera: “Bonafede, Mes, Scuola, Arcuri, vaccini, reddito di cittadinanza”, su questi temi, ha scritto, ho registrato solo “niet” quindi, scrive con una faccia da culo da guinnes dei primati, ora si rimette “alla saggezza del Presidente Mattarella”. A dispetto di quanto saggiamente gli aveva suggerito Vito Crimi in rappresentanza del MoVimento 5 Stelle, ovvero di lasciare fuori dalla trattativa argomenti divisivi, il guastatore di Rignano si è fatto un punto d’onore di metterli tutti sul tavolo. Una vera e propria provocazione la sua. Tutti temi identitari dei 5 Stelle e a difesa dei quali i 5 Stelle hanno fatto muro. Renzi ha provato ad umiliarli, fargli attorno terra bruciata, azzerare gli effetti dei loro 2 anni di Governo, depotenziarli spazzando via il loro Presidente. Ha ottenuto l’effetto contrario, li ha ricompattati ricordando loro perché sono entrati nei palazzi del potere: combattere ciò che lui rappresenta plasticamente: il degrado di quella politica che da tempo ha smesso, se mai lo ha fatto, di servire la collettività per vendersi al miglior offerente. I renziani volevano impiccare l’Italia al Mes. Non perchè i vari Scalfarotto, Boschi, Bellanova, Rosato e tristi figuri al seguito fossero convinti della sua utilità, ma perchè imporlo avrebbe significato destabilizzare i 5 stelle.

Anzi i guastatori renziani sono andati oltre, non hanno avuto pudore: pur consapevoli che stiamo attraversando la più grave crisi economica e sociale che il nostro Paese ricordi, hanno puntato a cancellare il Reddito di Cittadinanza. Dei 3 milioni di italiani che da esso traggono il sostentamento quotidiano, questi signori se ne sarebbero sbattuti. Nessuno scrupolo: la loro mission era e rimane quella di imporre nuovamente al Paese lo strapotere dei pescecani del capitalismo italiano (oggi plasticamente rappresentanti da una Confindustria a guida Bonomi), e a cui i 5 stelle avevano fin dall’inizio del loro mandato lavorato per porre argine.

Per Renzi una fetta corposa di quei 209 miliardi che Giuseppe Conte, non altri, aveva incassato dall’Europa, doveva essere strambata su quei 5/6 gruppi di potere che contano in Italia e di cui incarna gli interessi. Costi quel che costi. Renzi è entrato nel Governo Conte II come portatore di interessi del capitalismo italiano. Soggetti come i Benetton, come gli Elkann/Agnelli. Gente che da decenni trasferisce gli utili prodotti in Italia all’estero salvo con lo Stato (ergo i contribuenti italiani), dividere le perdite. Renzi sapeva bene che lasciare mano libera ai 5 Stelle in tema Sviluppo e Lavoro, e con un Gualtieri in asse con Conte avrebbe significato per la grossa imprenditoria italiana venire in subordine ai lavoratori e ai piccoli imprenditori, agli artigiani, alle piccole partite Iva. Quegli italiani che da sempre rischiano in proprio e che da sempre rappresentano l’asse portante del pil italiano. Quelli che con questa pandemia ora stanno rischiando di perdere tutto. Su questo fronte Renzi aveva già pronta ai bordi del campo l’indagata Mariaelena Boschi. Una che sapeva avrebbe avuto il pelo sullo stomaco necessario per piegare nuovamente il Paese agli interessi delle lobby. L’altro fronte su cui gli iscritti al club del picconatore di Rignano non sono riusciti a sfondare è quello sulla Giustizia. Al tavolo delle trattative hanno chiesto spudoratamente, reiteratamente, la testa di Alfonso Bonafede (e con lui quella di 2 Ministre 5 Stelle capaci ed integerrime come Azzolina e Catalfo). Ci si volevano piazzare loro. Di Bonafede i renziani puntavano a cancellare le leggi prodotte durante i suoi oltre 2 anni di mandato come guardasigilli. A cominciare dalla prescrizione. Sarebbe equivalso ad una sorta di assicurazione sulla vita dell’indagato Renzi, dei di lui genitori impastoiati in diversi processi e di coloro di cui è il portatore di interessi in Parlamento. Il cosidetto “tavolo di programma” si è risolto, grazie ai renziani, in una megagalattica presa per il culo. Vi è chiaro o no? I burattini di Renzi hanno talmente alzato la posta da rendere impraticabile qualsiasi mediazione.

Roberto Fico, il Presidente della Camera che ha tentato con dignità e imparzialità di ricomporre una maggioranza su mandato di Mattarella, stasera ha formalizzato il fallimento del suo tentativo. Il Presidente della Repubblica, con l’accento drammatico che la gravità del momento impone, pur riconoscendo il valore del ricorso al voto, ha scelto di percorrere la strada del Governo istituzionale composto da figure di alto profilo sganciato da ogni appartenenza politica. Tutto nell’ottica di assicurare la continuità della campagna vaccinale e di completare il progetto del Recovery Fund in tempo utile per discuterlo con la Commissione europea. Un treno che passa solo una volta e che l’Italia non può permettersi di perdere, ha detto. Se sarà quel Governo Draghi da più parti invocato lo sapremo presto. Ma dovrà avere la fiducia delle Camere. E non è scontato che i 5 Stelle lo seguano in questo tentativo. I governi cosidetti tecnici non hanno mai portato bene al nostro Paese.

Arrivati a questo punto il ritorno al voto, nonostante tutto, la vedo come l’unica via percorribile per restituire dignità alle nostre Istituzioni. Auspico lo si decida presto, i 5 Stelle saranno determinanti in questo senso. E poi vada come deve andare.In attesa, da italiana stasera registro amaramente la mediocrità di una classe politica che, in un momento drammatico per il nostro Paese, non ha saputo e voluto ricompattarsi per difenderne gli interessi. E mi riferisco a quelle forze cosiddette “responsabili” che hanno mancato alla chiamata di Giuseppe Conte. Ora che hanno la certezza di un Governo del Presidente a salvargli la poltrona, un ulteriore passaggio alle Camere del governo Conte per chiedere la fiducia, diversamente da come la vede Marco Travaglio, lo trovo un tentativo inutile. Conte e la sua squadra ne uscirebbero umiliati. La classe politica italiana è caduta nella rete di un politicante che non avendo più nulla da perdere ha avuto solo da guadagnare. Essa, per la sua stragrande maggioranza è composta di uomini (e donne), piccoli, non all’altezza né degni di rappresentare la settima potenza industriale nel mondo. E mentre è di tutta evidenza che le sole vittime di questo gioco al massacro appena conclusosi saranno gli italiani, mi interrogo su Matteo Renzi e mi monta la rabbia. Nonostante le apparenze lui ha vinto. Se è vero che questa crisi gli costerà la fine della sua parabola politica (oggi, elettoralmente parlando, è bruciato, è l’uomo più odiato dagli italiani), in realtà è arrivato a dama, ha ottenuto ciò che si era prefisso: silurare Conte e disinnescare l’asse 5 Stelle/Pd. La becera destra italiana e le lobby di potere avranno tempo e modo di ripagarlo del suo sacrificio.