(Giuseppe Di Maio) – Ci potrebbe essere una ragione per cui il rignanese abbia scatenato la sua aggressione contro il governo proprio adesso. Oltre ad aver ricevuto tutte le assicurazioni dai suoi alleati di centrodestra sull’impossibilità di scovare in Parlamento “responsabili”, può anche essere che il distanziamento sociale della pandemia l’abbia convinto a realizzare in tutta sicurezza la carognata del secolo. Può essere che abbia giudicato impossibile una reazione popolare: un assalto alle sedi delle istituzioni per ristabilire l’onore delle regole costituzionali. Ma questo è purtroppo solo uno spettro delle mie fantasie, o forse delle mie speranze. Il popolo, quando non è massa di manovra, è massa amorfa che fa sberleffi alle inquietudini delle minoranze. E’ un’accozzaglia di semianalfabeti, di totali analfabeti politici, generalmente incapace di intercettare la struttura sociale. Senza la coscienza civile la vita democratica può evolvere in qualsiasi mostruosità, persino quando ciascun privato cittadino possiede profonde conoscenze tecniche e geniali qualità artistiche. Sarebbe indispensabile perciò educare la coscienza del popolo attraverso un’adeguata informazione.

Il pensiero di Casaleggio, che più che alla filosofia di un rivoluzionario assomigliava a quella di un nerd nella sua fase cordiale, prevedeva un’informazione a mezzo social e un reclutamento della classe politica stando comodamente seduti sul divano. Dopo aver grattato il fondo della società onesta, il reclutamento ha cominciato ad assoldare pezzi impostori e scadenti della rete a 5 stelle, senza che spuntasse la volontà di verificare le selezioni. Non c’è voluto molto che tutto il sistema scoppiasse nelle mani di Grillo e dei suoi più fedeli seguaci. Non c’è voluto molto che il suo impianto d’informazione alternativo a tv e giornali fosse praticato e superato dai mentitori di professione. Non aver voluto capire che il dominio dell’informazione sta alla base delle rivoluzioni, ecco la debolezza ideologica del Movimento, e la sua fiducia incondizionata nel popolo e nelle istituzioni ha fatto il resto. Purtroppo s’è visto! Anche la Costituzione più bella del mondo non è capace di garantire l’espressione della volontà generale; la legge elettorale truccata ne impedisce la sua registrazione. La politica italiana si oppone scientemente alla stabilità dei governi (72 governi dal ’43), e nessun governo è caduto per della difesa del bene comune.

Molti commentatori politici, anche i più avveduti, avevano considerato il ricorso a Draghi una fantasia fatta alle spalle dell’interessato. Ma è bastato il pomeriggio da cani passato al tavolo delle trattative, che questa evenienza diventasse reale. Ora il governo di alto profilo potrà mettere le mani sui soldi del Recovery, e le farà mettere ad una masnada di prenditori che da quasi tre anni mordeva il freno. Mattarella, a nome dell’establishment, ha elencato una serie di ragioni che sembrava dovessero condurre inevitabilmente all’esito previsto da Renzi e dal centrodestra. Il partito di maggioranza relativa, con il  33% di suffragi, non è riuscito a fare tre anni di governo. E’ finita! Non si parlerà mai più di riforme, mai più di giustizia, mai più di equità. Mai più di patente di cittadinanza: questo popolo va bene così com’è: ignorante, incosciente, credulone. E l’esperienza del Movimento non sarà ricordata come una rivoluzione. Se lo fosse stata, avrebbe avuto i suoi guardiani, squadroni di guardiani. Che sarebbero scesi in piazza e avrebbero scovato il rignanese insieme ai suoi, somministrando loro la più sonora fraccata di botte della storia repubblicana. Poiché, se irridere i patti, disprezzare le speranze dei cittadini, e beffare le istituzioni è considerato legittimo, allora è bene che lo sia anche la violenza. Altrimenti nessuno potrà impedire il sonno della ragione, nessuno potrà più arrestare l’avanzata dei mostri.