(di Daniela Ranieri – Il Fatto Quotidiano) – Abbiamo un problema. Questo Conte non schioda, non crolla, non cade. Eppure era quasi certo: abbiamo visto tutti gli speciali e le maratone e la colpa della crisi è chiarissimamente sua, dei “tavoli” di Conte, del “Recovery” di Conte, dell’“inconcludenza” di Conte, del “ritardo sui vaccini” di Arcuri e di Conte, “della verifica permanente imposta dal governo”. Non certo di colui che ha denunciato il vulnus democratico dei Dpcm, che – ormai è chiaro – erano gingilli di Conte del tutto innecessari, come la proroga dello stato d’emergenza, per non parlare dell’“offesa al Senato” fatta con l’invocazione ai responsabili (non come quello che il Senato lo voleva radere al suolo e riempire di consiglieri regionali).

I commentatori sono gente perbene e non possono dire che Renzi li fa godere e gongolare, però ne riciclano alcuni argomenti, specie i più risibili. Conte ha “elogiato Trump” e si è mostrato “tiepido” nel condannare l’assalto al Congresso (hanno verificato se i tweet che hanno spinto Jack Angeli a uscire di casa sono partiti dall’account di Casalino?). Anche gli 80 mila morti sono colpa di Conte, come va ripetendo quello che il 28 marzo voleva riaprire tutto e che coi morti ci parla. Proprio il disturbatore d’Italia viene intercettato dai microfoni de La7 a tarda sera per le strade di Roma, mentre cammina fischiettando come i piromani, e mica gli si chiede conto dello scempio che ha ordito, ma del “coinvolgimento degli apparati dello Stato per fare pressioni su dei parlamentari. Lei ci può dare delucidazioni?” (De Angelis di Huffington Post). E persino uno come Renzi non se la sente di cavalcare la panzana e dice che per questo bisogna chiedere al direttore de La Stampa. Chiesto conto dello scoop del suo giornale, Sorgi dice che “sapevano tutti” di cardinali e Servizi (con ciò confermando che la fonte non esiste, è una voce di corridoio che tutti rilanciano e diventa vera), del resto i cardinali tifano per Conte perché “Conte è cattolico” (come dire che Totti sta organizzando una festa a sorpresa per il mio compleanno perché sono romanista).

Non solo: abbiamo visto i sondaggi e l’acuta previsione che “più dura Conte e più cresce Salvini” si è rivelata falsa; Salvini e Meloni scendono, crescono i 5Stelle e Leu, invece. È tutto un commentatume un po’ piccato, un po’ delicato di stomaco: Conte incassa la fiducia alla Camera e l’Italia opinionista televisiva si assesta sulla linea Giachetti (renziano): “Festeggiare per 5 voti in più della maggioranza assoluta alla Camera mi pare eccessivo. Per chi sa leggere i numeri anche sugli equilibri futuri nelle commissioni sembra più una débâcle”, o almeno speriamo (questi erano quelli che dicevano “rosiconi” agli altri).

Il giornalismo anti-governativo (e bonario con Salvini, mentre per Crosetto e Meloni impazzisce proprio) si è sintonizzando sullo stile dei politici virtuali, quelli che su social e giornali sono al 37% e nello spazio-tempo reale al 3%: Calenda denuncia di aver ricevuto una telefonata da Mastella che gli chiedeva l’appoggio a Conte in cambio dell’appoggio del Pd a Roma (per dire come siamo messi male). Cioè Calenda, ex Confindustria, ex Ferrari, ex Sky, ex Italia Futura, ex Scelta Civica, ex Pd, ora Azione, denuncia il trasformismo di Conte-Mastella (e tutti lo rilanciano: come avesse sventato un golpe).

La politica biliare e ghiandolare ha esondato dal Palazzo, dove maestri sono Renzi e i suoi, che appena viste le brutte hanno cominciato a buttare lì nelle interviste (ché c’è ancora chi li intervista) che “Zingaretti verso Conte ha usato parole molto più gentili di quelle che usava nei nostri colloqui privati…”, e chissà quante chat di WhatsApp sono pronte per essere esumate in extremis. È il Revenge Porn applicato alla politica: prima intrallazzano, poi millantano una supposta trasparenza minacciando di farci vedere le pudenda.

Sorgi, fine analista, dice facendo una smorfia orripilata che Conte nella replica era “stanco”, come stesse commentando una partita. Poi ripetono tutti come un mantra: “manca l’anima” (i discorsi Conte se li deve far scrivere da Coelho). Intanto in studio ci si dedica alla polverizzazione della Polverini, colpevole di aver votato la fiducia e di essere uscita da Fi. Ora è una “fascista”, non come quando la Bellanova andava in tv ad aprire la start-up di Iv a “tutti, destra e sinistra” e Polverini era “la benvenuta”. Repubblica ha qualcosa di molto duro da dire riguardo il discorso di Conte: tanto per cominciare, era “beige”; poi, la piega dei capelli di Conte era “impeccabile” (pensa se non lo fosse stata!), mentre la mise era da “testimone della sposa”, anzi peggio: da “padrino di cresima”: se non basta questo a far dimettere un Presidente del Consiglio, ditemi voi cosa.

Il giorno del voto al Senato la profezia autoverificantesi dei commentatori non si verifica. Si tiene a bada la ghiandola. Sarà per la prossima volta.